«Accade a volte, nel finale dei grandi capolavori, di avvertire un clima di reale coinvolgimento tra me, l'orchestra, il pubblico: come se tutti trattenessero il respiro insieme. E quando si spegne la nota finale rimane un grande silenzio, come a contemplare qualcosa che è accaduto…». Con queste parole Claudio Abbado parlava del suo rapporto con la musica, gli orchestrali, il pubblico.

Quando l’ultima nota si dileguava rimaneva la magia, quella magia che il grande direttore d’orchestra milanese di nascita, ma sardo di adozione – Alghero era il suo buon ritiro – ha saputo donare per mezzo secolo. Mezzo secolo di vita e di musica che il giornalista Mauro Balestrazzi ha deciso di ricostruire – a dieci anni dalla scomparsa del grande maestro - nel volume "Claudio Abbado, nota per nota” (Libreria Musicale Italiana, 2024, Euro 40,00, pp. 496).

Si tratta di un’opera di grande interesse anche per chi non è un addetto ai lavori o un musicofilo di vecchia data perché si propone di fissare un’immagine inedita di Claudio Abbado, seguendone il cammino artistico quasi giorno per giorno, dai primi concerti come pianista agli ultimi indimenticabili eventi di Lucerna, pochi giorni prima della scomparsa.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

In particolare, Balestrazzi ricostruisce, con gustosi aneddoti, il periodo meno conosciuto della carriera di Abbado, quello iniziale, curiosando anche tra i verbali d’esami al Conservatorio. Emerge così come Abbado sia stato a lungo indeciso tra la carriera di solista al pianoforte e la direzione d’orchestra. Emerge anche la lunga gavetta del maestro, dato che Abbado non è stato certo un enfant prodige. Una volta preso il volo, alla metà degli anni Sessanta del Novecento e superata la trentina, la sua ascesa è stata, però, irresistibile, costante, decisiva per il panorama musicale contemporaneo. Come ha scritto con felice sintesi il giornalista e musicologo Oreste Bossini: “L’influenza di un personaggio come Abbado è stata incalcolabile e ha impresso un segno indelebile sulla vita musicale non solo europea, ma anche internazionale. Non esiste infatti un altro artista che abbia contribuito in egual misura allo sviluppo e alla formazione di giovani musicisti. Le orchestra di tutta Europa oggi sono piene di professori passati attraverso l’esperienza delle formazioni che Abbado ha fondato o contribuito in maniera decisiva a far crescere”.

Per questo la figura di Claudio Abbado continua a rappresentare un punto di riferimento unico nel mondo musicale. Nessun altro direttore dopo Herbert von Karajan ha lasciato un’impronta così forte sul piano dell’interpretazione, e non è un caso che le sue incisioni continuino a essere pubblicate e studiate. Nessun altro direttore è stato a capo, ovviamente in momenti diversi, di due teatri come la Scala e la Staatsoper di Vienna e di due orchestre come i Wiener Philharmoniker e i Berliner Philharmoniker. Un gigante, una grande italiano, ad un certo punto più amato fuori dai nostri confini che a casa propria, come purtroppo capita spesso nella nostra Italia.

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