Diciassette morti e l'inizio di un anno nero per la Francia: era il 7 gennaio 2015 quando un feroce assalto jihadista decimava la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo.

La Francia apriva, purtroppo, ad una lunga serie nera, che sarebbe culminata pochi mesi dopo - a novembre del 2015 - nella strage dei bistrot parigini e del Bataclan.

Ad aprire il fuoco durante la riunione di redazione del giornale furono i fratelli jihadisti Cherif e Said Kouachi, che uccisero le 12 persone presenti fra giornalisti, operatori, invitati, poliziotti. Fuggirono gridando "abbiamo vendicato il profeta Maometto! Abbiamo ucciso Charlie Hebdo!". Morirono, in quell'assalto, firme popolarissime come Charb e Wolinski.

Quarantotto ore dopo, la caccia all'uomo si concluse in una tipografia della banlieue dove i Kouachi furono uccisi dalle forze speciali. Nelle stesse ore, un complice, Amedy Coulibaly, colpì la comunità ebraica prendendo degli ostaggi nel supermercato Hyper Cacher alle porte della capitale. Uccise 4 persone prima di essere a sua volta ucciso dalle teste di cuoio.

Il giorno prima, l'uomo aveva ucciso una poliziotta a Montrouge, a sud di Parigi.

"Ieri - scrive Riss, direttore di Charlie Hebdo, nel suo editoriale commemorativo - dicevamo 'merde' a Dio, all'esercito, alla Chiesa, allo Stato. Oggi, bisogna imparare a dire 'merde' alle associazioni tiranniche, alle minoranze narcisistiche, ai bloggers che ci bacchettano come maestrine. Oggi, il politicamente corretto ci impone ortografia di genere, ci sconsiglia di usare parole che potrebbero disturbare".

(Unioneonline/v.l.)
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