Se potesse vedere questi monoliti piccoli e grandi, un uomo vissuto duemila anni fa e più sulle orme di Asterix e Obelix sgranerebbe un attimo gli occhi per la sorpresa, ma poi sentirebbe subito aria di casa. Sono le opere d’arte di Carlo Salvatore Laconi, nato a Sestu; in arte, aggiunge un 3, in numeri romani, al suo nome, e si firma Laconi Carlo Salvatore III. «Sono il terzo con questi nomi in famiglia», spiega. Ultimamente, espone le sue sculture a Cagliari, con altri artisti, nella mostra “Nuove Illusioni”, al Castello di San Michele. Un uomo dall’energia incontenibile, dalle mille identità. Un po’ scultore, un po’ inventore, sicuramente artista: «Chiamateli se volete, menhir informatici» o «Infossili», racconta con entusiasmo contagioso. Con incisioni che somigliano ai disegni di microchip: ma inquadrati con la fotocamera di uno smartphone, mostrano siti internet, comportandosi come marker e codici qr. «Così collego l’antico col futuro».

Un'opera dell'artista (foto Porrà)
Un'opera dell'artista (foto Porrà)
Un'opera dell'artista (foto Porrà)

46 anni, il suo progetto di ricerca si chiama “Connecting Landscape”. L’idea, racconta, «l’ho avuta nel 2003, nasceva Tiscali e tutto sembrava possibile. Io volevo codificare l’arte che c’è in Sardegna, magari creare una grande rete di monoliti interattivi connessi in tutta Europa, dato che ce ne sono simili in Francia e Inghilterra. Ricordo quando un pastore vide uno dei miei primi lavori e commentò: ma è un bancomat? Aveva già riconosciuto il chip che compare pure su un oggetto di uso quotidiano».

Laconi si sentiva artista già da piccolo: «Da bambino pronunciavo il mio nome Carlo Pittore, sbagliando; poi molto presto ho iniziato a tenere in mano matita e martello e scalpello. Ho studiato all’Accademia di Belle Arti a Firenze, e insegnato nelle scuole».

Laconi con un'altra realizzazione (foto Porrà)
Laconi con un'altra realizzazione (foto Porrà)
Laconi con un'altra realizzazione (foto Porrà)

Come nasce un’opera? «Studio il paesaggio, lavoro con le amministrazioni; cerco di raccontare l’identità del luogo, delle persone». Ne ha realizzate tante: «Quelle di grandi dimensioni sono una trentina, a cui spesso abbino copie più piccole, di quelle ne ho fatto più di un centinaio». Alcuni esempi: «In Croazia ho creato una scultura per un mecenate russo, il codice raccontava la storia della sua terra. A Dresda per la Biennale Ostrale vicino ai campi di concentramento ho scolpito un grande circuito stampato sul pavimento. Dentro ci sono dei sensori e camminandoci si può sentire un allarme aereo. A Sestu ho decorato i lampioni, con l’aiuto dei bambini delle scuole, col progetto Arte&Ambiente#VivoSestu. I codici raccontano il patrimonio del paese».

 Per il futuro, invece, «ho due sogni. Una grande opera interattiva nel parco degli Anelli a Cagliari, che ho chiamato Blugate, e valorizzerà il fronte del mare. E poi la mia startup, Microchoc: codici qr incisi sul cioccolato». Così connettersi sarà anche delizioso.

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