Un film, “Nel nostro cielo un rombo di tuono” di Riccardo Milani, e un saggio, pubblicato nella rivista “Passato e presente” (può essere acquistata nel sito internet dell’editore Franco Angeli) accompagnano il compleanno di Gigi Riva il prossimo 7 novembre.  L’articolo, intitolato “Cagliari 1970: una «nuova frontiera» del calcio italiano”, è stato scritto da Massimo Baioni, docente di Storia contemporanea all’Università di Milano. “Il calciatore potente e irruento, coraggioso e sfortunato, l’antidivo, il rapporto osmotico con un’Isola e con la sua gente: tutto ciò ha reso Riva il soggetto anomalo di una rappresentazione sui generis letteraria, che ne ha fissato i tratti quasi di moderno eroe omerico”, si legge nel saggio curato da Baioni.

Come nasce il suo interesse per Gigi Riva e per il Cagliari dello scudetto? È  tifoso della squadra rossoblu?

“Sì, sono tifoso del Cagliari. Sono nato nel 1963 in Romagna e da bambino, nel 1970, rimasi folgorato dalla vittoria del Cagliari e da Riva. Al dato biografico si aggiunge ovviamente la sensibilità dello studioso: la storia del calcio, specialmente in Italia, è un osservatorio efficace per cogliere dinamiche che attraversano la società e ne rivelano alcuni caratteri profondi, che mutano nel tempo”.

Perché uno storico affronta una vicenda sportiva?

“Gli spunti sono tanti, se pensiamo all’importanza di quegli anni nella storia della giovane Repubblica: alle tensioni, paure, speranze che ritmano la vita della società. Fare storia dello sport non significa restare imprigionati nella mera cronaca degli eventi ma studiarne le implicazioni più ampie”.

Che cosa c'è in questo saggio?

“Tre questioni di fondo. L’importanza e l’impatto della vittoria del Cagliari nella geografia del calcio nazionale; le ricadute nella vita economica e sociale dell’isola, anche sul piano dell’immagine pubblica; l’icona Gigi Riva, caratteri e motivazioni della straordinaria popolarità di Rombo di tuono”.

Quali sono gli aspetti più importanti dello scudetto del Cagliari?

“La vittoria non è un miracolo: è il frutto di un lavoro coltivato sin da quando, nel 1964, il Cagliari è approdato alla massima serie. Dal 1968 al 1972 la squadra è regolarmente tra le pretendenti al titolo. Sfortuna (l’incidente a Riva nell’ottobre 1970), passi falsi, un peso ‘politico’ non comparabile a quello di altre compagini più blasonate impediscono il bis. D’altra parte, ciò ha reso la vittoria del 1970 un’impresa unica e irripetibile, facendola entrare stabilmente nella memoria pubblica nazionale”.

Quello scudetto è arrivato in un momento di grandi speranze per la Sardegna. Speranze di crescita sociale e sviluppo economico.

“Il successo sportivo è un’occasione di riscatto e di crescita per l’Isola intera, anche se è ben lontano dall’avere effetti taumaturgici. A beneficiare degli effetti più incisivi è l’industria turistica, da quel momento pronta a trasformarsi in fenomeno di massa. La vittoria sportiva diventa una grande vetrina per la Sardegna, che si affranca da un’immagine associata a lande desolate, pascoli e caserme punitive”.

Come ricordare tutti i protagonisti?

“Di quella squadra, Riva è l’implacabile terminale. A innescare la sua potenza sta una macchina perfettamente oliata: una difesa solidissima, un grande portiere e un libero ‘moderno’; un centrocampo dove uomini di qualità si adattano alle varie esigenze tattiche. E poi, naturalmente, Manlio Scopigno, l’allenatore sagace e colto, che attira la curiosità anche di scrittori come Luciano Bianciardi. Tra i dirigenti spicca la figura di Andrea Arrica, abilissimo nel muoversi sul mercato usando la carta dello scambio calciatori”.

Gigi Riva ha legato il suo destino alla Sardegna. Come spiegare questo legame indissolubile?

“La scelta di vita è per una città e un’Isola che gli hanno regalato fama e una sorta di famiglia adottiva, a compenso di un’infanzia segnata da lutti e sacrifici. Il rifiuto di andare alla Juventus, spalleggiato dalla protesta della piazza e non senza duri contrasti con i dirigenti, configura un gesto per molti versi rivoluzionario. La partenza di Riva avrebbe risolto buona parte dei problemi del Cagliari, evitando forse il declino che si è verificato pochi anni dopo. D’altro canto, senza quella scelta, l’icona Riva e il suo mito non avrebbero i tratti che sono ancora oggi riconoscibili. Il calciatore potente e irruento, coraggioso e sfortunato, l’antidivo, il rapporto osmotico con un’isola e con la sua gente: Riva sembra davvero un personaggio uscito dalle narrazioni omeriche, libero di vivere la sua vita e al tempo stesso segnato dal peso del destino. Abbiamo motivo di essere felici che le cose siano andate così”.

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