Non ci sono le nuvole di polvere, non si sente il calpestio dei piedi nudi, non si sentono gli applausi dei fedeli che incoraggiano gli Scalzi e non c’è nemmeno il caldo di settembre. Ma poco importa: chi da giorni ammira incantato la mostra che racconta la Corsa degli Scalzi si emoziona ugualmente. Le gigantografie che per la prima volta in assoluto accolgono le tante persone che in questi giorni stanno raggiungendo Cabras in occasione dei festeggiamenti di Santa Maria, patrona del paese, celebrano fede, fatica, sofferenza, emozioni.

Tutto ciò che solo i corridori vivono mentre trasportano a piedi nudi il simulacro di San Salvatore da Cabras al villaggio e viceversa, il primo fine settimana di settembre. Nelle fotografie che l’associazione de "Is curridoris" ha voluto installare a ridosso del museo degli Scalzi, in piazza Stagno, concesse gentilmente dai tanti fotografi che ogni anno immortalano ogni momento della tradizionale corsa, raccontano quel serpentone umano vestito di bianco che per sette chilometri attraversa i sentieri sterrati del Sinis senza mai fermarsi, per sciogliere un voto.

Immagini in cui si percepisce anche quella gioia che esplode solo alla fine, quando l'impresa dei corridori che arrivano al villaggio campestre è riuscita senza intoppi. La mostra fotografica è un regalo che l’associazione ha voluto fare al paese, ai turisti e agli stessi corridori. Qualcuno si riconosce e si emoziona. Non mancano nemmeno le immagini dei più piccoli che i papà tengono in braccio dopo la corsa. I futuri corridori. Ma c’è anche una zona dedicata agli angeli di San Salvatore. A chi non c’è più dopo aver indossato per una vita il saio bianco. E le lacrime a quel punto sono d’obbligo. 

© Riproduzione riservata