All'Asinara ogni pietra parla. Per decenni ha ospitato colonie penali e carceri di massima sicurezza, dal 1997 è Parco nazionale. Da Stintino passati 5 minuti di navigazione si arriva sull'isola, si attracca al molo di Fornelli, si entra anche in un altro mondo: di ambiente, cultura e storia. Dal molo un lungo rettilineo di 500 metri e appare all'improvviso una struttura bianca, rettangolare: il carcere di Fornelli, quello di massima sicurezza. Accanto vi  pascolano branchi di cavalli selvaggi. Bellissimi.

Braccio speciale terroristi a Fornelli (foto Tellini)
Braccio speciale terroristi a Fornelli (foto Tellini)
Braccio speciale terroristi a Fornelli (foto Tellini)

In amore i maschi lottano furiosamente tra loro. E di lotte dentro a quel carcere ne sono successe tante. In un braccio speciale erano rinchiusi i fondatori delle Brigate Rosse Renato Curcio e Alberto Franceschini. Quest'ultimo chiamato nelle carceri "Mega" per via del suo carattere. Fu soprattutto lui, Maurizio Ferrari, mai dissociatosi dalla lotta armata, Renato Ognibene e Lauro Azzolini, esperto di esplosivi ( appartenenti nelle BR al cosiddetto clan degli Emiliani), ad organizzare la rivolta del 2 ottobre 1979, l'Ottobre rosso dell'Asinara. Ma ebbero un ruolo attivo anche altri.

Il carcere quella notte venne messo sotto sopra, dopo che i brigatisti erano riusciti a costruirsi delle bombe rudimentali con delle caffettiere. All'alba la resa, con le ritorsioni di Cardullo, il direttore del carcere, un personaggio a dir poco pittoresco (poi indagato e condannato per corruzione insieme alla moglie Leda Sapio), chiamato il viceré dell'Asinara.

A Fornelli altri bracci (separati) ospitarono mafiosi del calibro di Leoluca Bagarella o detenuti comuni come Renato Vallanzasca. Ma anche i terroristi neri Mario Tuti, Valerio Fioravanti e Pier Luigi Concutelli. O camorristi come Raffaele Cutolo e Pasquale Barra.

Case Bianche (foto Tellini)
Case Bianche (foto Tellini)
Case Bianche (foto Tellini)

A 800 metri a est dell'ex carcere di Fornelli è ubicato l'ex carcere di Santa Maria, anch'esso praticamente intatto, allora "frequentato" in particolar modo da spacciatori internazionali di droga, gran parte dei quali  extracomunitari. Passato Fornelli dopo qualche chilometro, in una discesa a destra si scorge la meravigliosa spiaggia di Cala Sant'Andrea. Poco dopo la diramazione di Tumbarinu. Totalmente isolata, dove oggi sorge un centro ambientale, ma dove per decenni sono stati detenuti i più pericolosi pedofili d'Italia, che non potevano soggiornare con gli altri, pena la loro incolumità.

Quindi Campo Perdu, in una piana sul mare: altra diramazione. Dove passò diversi anni per esempio il lulese Matteo Boe. Passati pochi chilometri di strada l'imponente Cala Reale, col suo molo, l'ospedale, le sue grandi costruzioni e i suoi ex uffici penitenziari. Prima della salita verso Cala d'Oliva si arriva a Trabuccato. Ex carcere di detenuti comuni, negli ultimi anni "casa" di alcuni componenti dell'Anonima sequestri. Cala d'Oliva si scorge improvvisa dopo una curva a gomito. Suggestiva. Con le sue case chiare e ordinate. A lato del suo molo una ex foresteria, stavolta di colore granata.

Dove in gran segreto nel 1984 Giovanni Falcone e Paolo Borsellino istruirono il famoso maxiprocesso di mafia. In alto prima della diramazione centrale del carcere si trova una "discoteca". Un po' particolare: una costruzione chiamata così perché sempre illuminata. In realtà era il bunker dove ha soggiornato il capo mafia Toto Riina. Prima di lui ancora Renato Cutolo, per anni insieme a un altro detenuto: un certo Derosa. Poi la strada si inerpica verso Case Bianche, in un territorio quasi selvaggio, da film "Papillon". Le celle ospitavano in genere da detenuti sardi, i più tranquilli, che facevano i pastori. Poi, in strada assolutamente sterrata, si può partire per punta Scomunica, la parte più alta dell'isola.

Cala Arena (foto Tellini)
Cala Arena (foto Tellini)
Cala Arena (foto Tellini)

A nord punta Scorno e il suo meraviglioso grande faro bianco. Ad est di Punta Scorno è ubicata Cala Arena, una delle spiagge più belle d'Italia. Nulla da invidiare alle spiagge tropicali. In zona rigorosamente protetta. Il suo retroterra è frequentato da cinghiali, capre e pernici, presenti in tutta l'isola, al pari dei famosi asinelli, compresi, è risaputo, quelli bianchi con gli occhi azzurri. In questo mese di maggio l'Asinara è un festival di colori, di fluorescenze viola, gialle e rosse, come quelle dell'euforbia.

Squadra detenuti diramazione Trabuccato 1972 (foto concessa dall'ex brigadiere Lorenzo Spanu)
Squadra detenuti diramazione Trabuccato 1972 (foto concessa dall'ex brigadiere Lorenzo Spanu)
Squadra detenuti diramazione Trabuccato 1972 (foto concessa dall'ex brigadiere Lorenzo Spanu)

Quello che oggi è un paradiso è stato quindi purgatorio e inferno. Di guardie e detenuti. I quali per anni hanno disputato persino un torneo di calcio interno, che vedeva il brigadiere tuttofare Lorenzo Spanu tra i vivaci e appassionati organizzatori. Di quei quattro campi di calcio, che hanno persino ospitato nel 1988 la Torres di Zola, rimangono tiepide testimonianze. Una è a Cala d'Oliva, con le porte quasi intatte. Da sottolineare che anche le carceri dell'Asinara hanno avuto il loro Maradona: si chiamava Lasic ed era un abilissimo centravanti. Giocava come professionista in Croazia e venne invischiato in un traffico di droga. Di lui, una volta uscito, non si seppe più nulla.

 

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