Addio a Mauro Staccioli, lo scultore con la Sardegna nel cuore
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"Le sculture di Mauro Staccioli possono dare un brivido di inquietudine; ma le sculture che non inquietano sono pietre cadute per strada".
Così Lea Vergine scriveva qualche anno fa dello scultore di Volterra, morto la notte di San Silvestro nella sua casa milanese. Un artista noto in tutto il mondo, che con la Sardegna aveva un rapporto speciale: ha insegnato a Cagliari negli anni Sessanta, è stato (con Gaetano Brundu e Primo Pantoli) tra i fondatori del Gruppo di Iniziativa, ha lasciato il suo segno in molti luoghi: Galleria Comunale di Cagliari, campagne di Ozieri, piazza Conciliazione ad Assemini, Su Logu de sa Iscultura di Tortolì, piazza Santa Barbara a Bacu Abis.
Era nato nel febbraio del 1937, la stessa classe (biografica e artistica) di Rosanna Rossi: "Mauro è stato il primo a indagare sul rapporto tra scultura e paesaggio, la nostra è stata una grande amicizia che resta nel cuore", lo ricorda la pittrice che dieci anni fa lo ospitò nella sua casa, quando Staccioli tornò in Sardegna per la progettazione di un grandioso monumento laico ai minatori del Sulcis. Un anno prima aveva realizzato "Bacu Abis 2007", e grazie a quell'opera, fortemente voluta dal sindaco Tore Cherchi, aveva creato un rapporto stretto con Carbonia: "Era un artista e un uomo straordinario. Per la sua opera non volle soldi".
Ricorda Maura Saddi, artista, al tempo responsabile della cultura: "Per l'installazione di Bacu Abis volle conoscere la storia della città, respirare i luoghi. Aveva grandi progetti per Carbonia".