#AccaddeOggi: 26 settembre 1973, cinquant’anni senza Anna Magnani
La straordinaria “Nannarella”, l’attrice italiana più famosa del mondo, morì stroncata da un tumore al pancreasEra il 26 settembre 1973 quando, stroncata da un tumore al pancreas, moriva nella clinica Mater Dei di Roma a 65 anni Anna Magnani, per sempre la Pina mitragliata dai nazisti in "Roma città aperta", la Maddalena Cecconi di "Bellissima", la Roma Garofolo di "Mamma Roma", ma ancor prima la fruttivendola Elide di "Campo dei fiori".
Romana fin nel midollo, attrice straordinaria, l'italiana più popolare nel mondo (anche più di Sophia Loren), "Nannarella" era nata a un passo da Porta Pia il 7 marzo 1908 e cresciuta all'ombra del Campidoglio sotto l'occhio vigile di nonna Giovanna (romagnola di razza), di cinque zie e un solo maschio per casa, lo zio Romano. La madre, Marina, l'aveva lasciata per andare oltre mare e rifarsi una vita, mentre il padre fu per molti anni sconosciuto. Eppure Magnani ha sempre dipinto la sua giovinezza con toni tutto sommato sorridenti: scuole regolari, stile da sobria borghesia senza sprechi, otto anni alla scuola di musica Santa Cecilia, due all'accademia d'arte drammatica diretta da Silvio d'Amico.
Magnani debutta in palcoscenico all'inizio degli anni '30 e trova spazio nel teatro leggero, nell'avanspettacolo, con capocomici come Antonio Gandusio, compagni di strada come i fratelli De Rege o Totò. Diventa celebre come sciantosa anche grazie alle sue doti canore, sposa un regista-dandy come Goffredo Alessandrini, si innamora di un divo-seduttore come Massimo Serato che le darà l'unico e amatissimo figlio, Luca, ma che la lascerà quasi subito. Arriva al cinema con "La cieca di Sorrento" (1934), ma è Vittorio De Sica a darle il primo ruolo significativo nella parte di un'artista di varietà in "Teresa Venerdì" (1941): nasce qui la Magnani drammatica. Quando arriva sul set di "Roma città aperta" (1945) di Roberto Rossellini (con il quale fu legata da una tempestosa relazione sentimentale) insieme ad Aldo Fabrizi, il fascino di Anna supera le frontiere: forte del successo in patria con "L'onorevole Angelina" (1947), vive il suo momento magico.
Jean Renoir la vuole per "La carrozza d'oro", Visconti ne fa la "diva della strada", la rivista Time la definisce «divina, semplicemente divina», Eugene O'Neill stravede per il suo talento quando sbarca a Hollywood per "La rosa tatuata" di Daniel Mann dal testo del celebre commediografo. Il risultato sarà l'Oscar attribuitole il 21 marzo 1956, prima (e unica) attrice di lingua non inglese a vincere la statuetta. A Hollywood lavorerà altre tre volte, mentre in patria mancherà l'appuntamento con "La ciociara" (non si vedeva nei panni della madre di Sophia Loren), trionferà con "Mamma Roma" (1962) nonostante i contrasti con Pier Paolo Pasolini, indosserà nuovamente i panni della sciantosa in "Risate di gioia" di Monicelli e tornerà al teatro con Zeffirelli e Menotti.
Al 1972 risale la sua ultima apparizione cinematografica, in un cameo fortemente voluto da Federico Fellini per il film “Roma”. La sua battuta finale, recitata in romanesco: «No, nun me fido. Ciao. Buonanotte!».
Fu Rossellini, al quale si era riavvicinata negli ultimi anni della sua vita, a occuparsi personalmente del funerale nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva, cui parteciparono migliaia di persone. Dopo una prima sepoltura nel Cimitero del Verano, per volontà del figlio Luca dal 1988 riposa nella cappella di famiglia del cimitero di San Felice Circeo, non lontano dalla sua villa.
(Unioneonline/D)