Sono trascorsi 80 anni dall'eccidio di Pietransieri, la strage compiuta dai nazisti il 21 novembre 1943 nella frazione del comune di Roccaraso, in provincia de L’Aquila.

In località bosco di Limmari i soldati tedeschi trucidarono 128 persone, di cui 60 donne, 34 bambini al di sotto dei 10 anni e un bimbo di un mese, e molti anziani, perché accusati di sostenere i partigiani.

La zona era uno dei capisaldi della linea difensiva Gustav su cui le forze armate tedesche si stanziarono dopo lo sbarco alleato a Salerno. Hitler ordinò loro di fare terra bruciata attorno alle formazioni partigiane operanti: «Tutti coloro che si troveranno ancora in paese o sulle montagne circostanti saranno considerati ribelli e ad essi sarà riservato il trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell’esercito germanico», recitavano i manifesti affissi in zona, minacciando la fucilazione. Molti pietransieresi si rifugiarono nel bosco di Limmari convinti di essere al sicuro. Fu un errore.

I cadaveri restarono a lungo abbandonati nella boscaglia, nelle radure, fra le rovine dei casali, sepolti dalla neve sino all'estate del 1944. Scampò alla strage una sola superstite, Virginia Macerelli, una bambina di sei anni nascosta dalle vesti della mamma.

Sul luogo del massacro è stato edificato un piccolo tempio ottagonale, le cui pareti interne sono coperte di targhette di pietra che recano il nome e l'età di tutti i caduti. Ogni anno si svolge in paese la fiaccolata per ricordare i martiri.

(Unioneonline/D)

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