Piccoli frammenti del meteorite caduto sul Nord Italia la notte di Capodanno sono stati trovati in provincia di Modena. Da un cane.

Il bolide, particolarmente brillante, è stato avvistato da Emilia Romagna, Lombardia, Liguria e Toscana e non è sfuggito alle otto videocamere della rete Prisma, coordinata dall'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

Secondo gli esperti di Prisma, il "sasso" spaziale, di diversi chili di peso, proveniva probabilmente dalla Fascia principale degli asteroidi, tra Marte e Giove: è entrato in atmosfera a una velocità relativamente bassa, ma l'elevato angolo di caduta ha causato un surriscaldamento tale da aumentarne considerevolmente la luminosità.

Durante la caduta "è andato incontro a un processo di disgregazione, in particolare a 50 e a 30 chilometri d'altezza. L'ultima quota osservata è stata a 21,7 chilometri, poi il bolide si è estinto".

A rinvenire i due frammenti è stato il cane di Davide Gaddi, 48enne di Mirandola: "Avevo sentito questa notizia del meteorite caduto vicino a Cavezzo, allora ho deciso di fare un giro con la mia cagnolina, la Pimpa, sull'argine del Secchia. Senza saperlo, perché l'ho letto poi dopo, stavo camminando proprio nella direzione giusta", ha raccontato al notiziario online dell'Istituto nazionale di astrofisica.

"Ho visto il cane che puntava per terra - prosegue -. Lo fa sempre, ma insisteva proprio in quella zona lì e non capivo il perché. Allora ho dato un'occhiata, e ho trovato questo piccolo frammento di sasso nero che mi è subito sembrato strano. Luccicava, era avvolto da questa patina scura, nera. Era grande come un'unghia. Di sassi neri non ce ne sono tanti, qui da noi. Quindi l'ho preso e l'ho messo in un sacchettino di plastica".

Poi un secondo pezzo, più grosso: "Allora mi sono detto: qui c'è qualcosa che non torna, magari ho trovato davvero qualche cosa di serio".

Gli esperti della rete Prisma, Prima rete per la sorveglianza sistematica di meteore e atmosfera, hanno accertato la natura dei due "sassi", riconoscibili per la patina scura e gli angoli smussati. Il ritrovamento, il primo reso possibile dalla rete che aveva individuato il punto di caduta, "conferma - rileva l'Inaf - la validità del metodo applicato e l'importanza del progetto Prisma per monitorare i bolidi che solcano i nostri cieli".

"È un successo di tutti noi, il risultato di un perfetto gioco di squadra", ha detto il coordinatore della rete Daniele Gardiol, dell'Inaf di Torino.

(Unioneonline/D)
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