Il primo murale è ancora avvolto dal mistero: il nome dell’autore non si conosce. È quello che si trova su un muro lungo le sponde dello stagno di Marte Pontis, dove la scrittrice di Cabras Michela Murgia è stata rappresentata vestita di nero, con lo stesso copricapo che indossava per dominare la copertina di una storica edizione di Vanity Fair.

Tra non molto però a Cabras ci saranno altre rappresentazioni pittoriche che racconteranno la madre letteraria della più famosa Accabadora, quella che prima di morire nella sua casa romana gridava da un palco, durante un evento, l'ormai celebre frase «Disobbedite. Rompete la regola». Un messaggio di libertà. Chi avrà l’onore di rendere omaggio a Michela Murgia, morta ad agosto scorso, saranno gli studenti del liceo artistico di Oristano. Dove? Nelle scuole di Cabras, dove la scrittrice ha studiato. Le bozze verranno presentate pubblicamente venerdì prossimo, alle 10, nella palestra del liceo classico "De Castro" di Oristano guidato dal dirigente Pino Tilocca, lo stesso dove Michela Murgia diversi anni fa ha insegnato.

Durante la mattinata interverranno anche Costanza Marongiu, madre della scrittrice, il sindaco di Cabras Andrea Abis e Tomaso Montanari, critico d’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena, che terrà una lectio magistralis. A dicembre scorso, proprio all’Università per stranieri di Siena, su impulso del rettore Montanari, una sala di lettura è stata dedicata a Michela Murgia.

L’incontro di venerdì prossimo, che sarà aperto a tutta la comunità, terminerà con la presentazione, da parte dei docenti e degli studenti della classe quinta C del liceo artistico “Carlo Contini”, delle bozze di un murale dedicato alla scrittrice. Quello che in primavera verrà realizzato nelle scuole di Cabras. Come ha fatto sapere il dirigente Pino Tilocca, l’incontro è stato organizzato in collaborazione tra l’Istituto di istruzione superiore “De Castro-Contini” e l’amministrazione comunale di Cabras. E chissà cosa direbbe Michela di tutto questo. Forse sarebbe onorata. Del resto era stata proprio la sua famiglia “queer”, quella che lei aveva scelto per trascorrere gli ultimi suoi anni di vita, a sottolineare che la scrittrice non avrebbe gradito intitolazioni di strade o piazze. 

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