“La prima scelta era tra monarchia e repubblica, la seconda su quale tipo di Paese volevamo, quale tipo di democrazia”.

Carlo Smuraglia, classe 1923, combattente della guerra di liberazione e Presidente emerito dell’Associazione italiana partigiani, giurista e senatore dal 1992 al 2001, ha vissuto la giornata che ha cambiato l’Italia. Il 2 giugno di 75 anni fa gli elettori, per la prima volta votano le donne, devono pronunciarsi su questioni fondamentali: la nuova struttura istituzionale e la composizione dell’Assemblea Costituente. Anche Smuraglia il 2 giugno  del 1946 entra nella cabina elettorale. “Ricordo – ci dice – il dibattito molto animato che ha caratterizzato quella campagna elettorale  e l’incertezza: si pensava che molti italiani potessero essere ancora legati alla monarchia”.  

I partigiani sapevano già quale fosse l’opzione migliore: “C’era un’idea che nasceva dalla Resistenza e che riteneva necessario liquidare la casa regnante. Nella Resistenza si parlava solo di Repubblica. La monarchia era considerata un’esperienza conclusa, da dimenticare. L’unico sbocco dell’azione politica doveva essere una solida democrazia.  Durante la lotta contro il nazifascismo  nascono repubbliche partigiane, aggregazioni tra comuni, strutture di carattere spontaneo. Si diffonde  l’idea che l’Italia sarebbe stata repubblicana”

Come fu quella campagna elettorale? “Molto animata con un confronto serrato. Una grande partecipazione popolare, tanti eventi senza incidenti. C’era l’abitudine di seguire i comizi degli avversari con la richiesta di intervenire. Così si sviluppava un contraddittorio mai più visto in occasione di altri appuntamenti elettorali. La posta in gioco era importante”. Alla fine la repubblica ha il sopravvento con un distacco netto: due milioni di voti.

“Viene eletta anche l’Assemblea Costituente – sottolinea Carlo Smuraglia -  che deve creare il fondamento della vita democratica, una Costituzione per disciplinare la convivenza civile e politica. Un passo significativo. C’è bisogno di far presto. L’Italia non ha più istituzioni. Gli eletti si mettono subito al lavoro nel cantiere delle istituzioni. Il 2 giugno di 75 anni è nata la nuova Italia”. 

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