«Cara Unione,

non sono sardo ma è come se lo fossi, frequento l'Isola da oltre quarant'anni e dunque credo di poter dire la mia a proposito degli incendi.

Una piaga inestirpabile che nasce da forme di sottocultura arcaiche difficili da superare. Non intendo dilungarmi in analisi storico antropologiche, sarebbe un inutile esercizio verbale ma voglio puntualizzare alcune cose che mi sembrano importanti.

1) il servizio antincendio regionale fa acqua (perdonate il bisticcio).

2) non si sa bene cosa facciano le centinaia di addetti (Forestali, Barracelli ecc.) ai quali mi sembra vengano elargite retribuzioni abbastanza congrue in regola con la contribuzione Inps.

3) tornando alla deprecabile abitudine di appiccare i fuochi (che siano pastori, piromani o criminali comuni) mi sento di dire che gli incendi boschivi sono un crimine ripugnante in quanto fondati su una sostanziale vigliaccheria. Chi appicca i fuochi si muove spesso di notte, si nasconde come un verme, è un vile che colpisce alberi indifesi che nessuno ripianterà.

Mi scuso per aver abusato del vostro tempo ma mi premeva evidenziare i punti sopra elencati. Vorrei solo aggiungere che non servono inasprimenti di pena, occorre alimentare una nuova cultura a partire dalla scuola primaria.

Non sarà un processo breve ma i risultati ci daranno certamente ragione.

Cordiali saluti»

Massimo Marinelli

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