“Cara Unione, 

è con il cuore colmo di dolore per questa bella vostra terra che mi sono deciso a scrivere questo vero e proprio appello.

Sono un toscano che viene in Sardegna dal 1987, ogni anno, e che in tutti questi anni ha trovato sempre, ogni anno di nuovo, qualcosa che lo ha lasciato stupito e pensava di non trovare. Amo la Sardegna perché è una terra misteriosa, affascinante, piena di storia e di storie di civiltà sovrapposte, di bellezze naturali mozzafiato (e mi si conceda, non solo sulle coste, anzi, chi sottolinea l'equivalenza Sardegna uguale mare e coste e spiagge da sogno non ha capito la Sardegna!).

Adesso in occasione dello scempio perpetrato a danno di cotali bellezze nell'entroterra dell'oristanese, del Marghine e della Planargia, nel cagliaritano ecc. mi sorge spontanea più di una domanda.

Qual è quel cittadino sardo che ha un tale odio per la terra che l'ha generato da arrecarle un danno così enorme, e che affligge più di una generazione? Che pelo bisogna avere sullo stomaco per godere nel vedere andare in fumo querce e lecci secolari, boschi e armenti, aziende agricole, nel vedere così tanto male fatto ai propri conterranei incolpevoli, che perdono case, greggi, lavoro? Nessuno si è mai chiesto se ci sia una mano che "arma gli accendini e gli inneschi ritardati" sparsi da questi terroristi (ché proprio di questa genia di persone stiamo parlando), e a che pro?

lo me lo sono chiesto, ma non ho trovato una risposta, non capisco che utilità ci sia nel radere al suolo migliaia di ettari di boschi che comunque - viste le leggi esistenti - non potranno mai essere sfruttati per altre destinazioni... e questo mi lascia ancora più disperato, perché non c'è una benché minima ragione logica e quindi è solamente la pazzia o la cattiveria la causa di tutto ciò...

Non capiscono questi figuri che fanno male non solo agli altri, ai propri conterranei, ma anche a sé stessi, perché si toglie a questa terra splendida una risorsa che la rende diversa dal cliché di quelli che la visitano con la barca o lo yacht stile  "mordi e fuggi", dal cliché delle spiagge e del mare (che va benissimo per l'economia, e ci vuole, ma che tralascia la vera anima dell'isola, che andrebbe fatta conoscere a chi la "consuma" solamente per una settimana, magari all'interno di un villaggio)?

Non sarà che si comincia col lasciare la nettezza ai margini della 131 e poi si finisce per non portare più alcun rispetto alla propria terra, tanto da distruggerla?

L'altra domanda sorge dalla lettura del commento di un altro lettore: gli incendi non ci sono da ieri in Sardegna, ma è una piaga che tormenta questa terra da quando la visito. Allora ci si chiede come mai non siano state mai adottate, in quasi 40 anni, delle politiche efficaci di prevenzione. E oggi che ci sono tecnologie rivoluzionarie - penso ai droni - possibile che non si possa contrastare questo fenomeno in maniera efficace? Se le amministrazioni non hanno risorse, allora si mobilizzino, chiedano al governo centrale, o se non sono in grado, allora che si ricorra financo all'esercito, ma ci deve essere un modo per monitorare il territorio e prevenire i roghi.

E poi la certezza della pena: siamo in una democrazia, non si possono adottare soluzioni che siano lesive dei diritti fondamentali, ma chi amministra ha il dovere di proteggere territorio e popolazione, attività lavorative e beni naturali, architettonici e archeologici: che si trovi un modo per individuare questi terroristi, impedirgli di nuocere ancora, evitare che trovino emuli. Si dovranno adottare provvedimenti "indigesti"? Il fine giustifica i mezzi.

Mi rivolgo quindi ai sardi: tenete duro, difendete questa vostra magnifica terra, fatela conoscere, insegnateci a comprendere i suoi tesori, la sua cultura.  Protestate, scendete in piazza, chiedete che il vostro suolo natio sia rispettato (e vale per voi come per noi turisti distratti, intenti a consumare piuttosto che ad apprendere e ad ammirare), che i vostri governanti facciano sul serio e comincino a prendersi cura di questo tesoro inestimabile che è la vostra isola.

A. Mariacci

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