«Cara Unione,

leggo con orrore la notizia di questa mattina relativa alla morte in ucraina di un neonato, rimasto sotto le macerie dopo la pioggia di bombe sul reparto maternità dell’ospedale di Zaporizhzhia.

Una notizia riportata dai principali quotidiani, ma forse non con la rilevanza che meriterebbe. Quasi che, a nove mesi dall’inizio del conflitto, la tragedia di una piccola creatura morta, poco dopo essere venuta alla luce, sia diventata parte di un bollettino di guerra che non colpisce più.

Il rischio è che ci si abitui a vedere persone inermi che muoiono sotto le bombe, bambini colpiti mentre giocano in un cortile, palazzi che crollano, gente in fuga.

La parvenza è che stiamo (quasi) facendo l’abitudine alle devastazioni che arrivano da laggiù. 

Mi chiedo come sia possibile che la denuncia dell’orrore lasci il posto a una violenza inevitabilmente accettata da chi, ogni giorno, deve andare avanti tra lavoro, spesa, problemi, famiglia.

Non è un film, non è una fiction. Vi prego, restiamo umani».

M.L. 

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