«Cara Unione,
mi chiamo Fabio, residente a Nuoro, lavoro a Milano ed ogni fine settimana torno a casa.
Si, posso dire che sono fortunato rispetto a quanti conterranei non possono farlo. Usufruisco, meno male, della continuità territoriale aerea. 
ITA Airways è tra le compagnie che oggi ai sardi garantiscono i collegamenti: ma se sei alto 182 cm e ti assegnano tra le file 11 e 31, cioè quasi sempre, devi essere un contorsionista per stare seduto. Sono costretto ad incrociare le ginocchia e sperare che l’occupante il sedile davanti resti fermo per una ora di viaggio. 
Non è possibile scegliersi un posto, ITA Airways te lo fa pagare. E così ogni santo fine settimana, mi tocca segnalare alla hostess il disservizio, la quale magnanimamente cerca un posto nella parte anteriore, dove gli spazi sono più larghi.
Eppure si tratta di Airbus A320, li stessi di Volotea ed Easyjet, che hanno lo stesso numero di posti, ma più comodi.
Dopo un po’ di tempo pensi alla fortuna che hai, di poter respirare, una volta ad Olbia, il profumo di elicriso, oppure goderti il rosso del tramonto a Cagliari. E che dire della limpidezza dell’aria.
Ma poi rifletti sui sacrifici che il salvataggio di ITA costa. 
Mi chiedo perché tutta questa riverenza ad un’azienda che non ci lascia neanche un posto confortevole.
Grazie e buon lavoro».
Fabio Carboni

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