"Cara Unione,

L'arresto ad Alghero del capo degli indipendentisti catalani, su cui pendeva da anni un mandato di cattura internazionale, Carles Puigdemont, per ironia della sorte produce un fastidioso ronzio alle orecchie di noi sardi che abbiamo assistito, per la stragrande maggioranza come spettatori divertiti, alle carnevalesche manifestazioni di bizzarri adepti tendenti ad un'improbabile ed assurda secessione della nostra Isola dall'Italia, con relativa creazione di uno Stato indipendente.
Con una differenza: mentre certe nostrane manifestazioni popolari, addirittura nell'isolotto di Mal di Ventre, suscitavano la giusta ilarità generale tesa solo a soddisfare un folclore scacciapensieri, in Catalogna, e la nostra memoria è vigile, ben sconsiderati disordini si sono succeduti per una proclamazione unilaterale, priva di alcun riscontro e supporto legale, di una vasta porzione della Spagna, appunto la Catalogna, senza la minima accondiscendenza dello Stato centrale.
Puigdemont sapeva bene di trovarsi nella zona di Sardegna dove la lingua catalana ha fondate tradizioni (anche se in specie le giovani generazioni la ignorano, a beneficio dello spagnolo ufficiale); si sentiva protetto moralmente dall'ambiente famigliare: una sorta di difesa che nulla ha da spartire con la legalità; il sindaco di Alghero gli esprime una  solidarietà che stride al cospetto di ogni considerazione giuridica; peggio ancora, si è presentato nel territorio italiano ben sapendo del mandato di cattura da cui è gravato.
Oltre a questo, nessuno dimentica la vergognosa fuga dalla Spagna nella quale incorse per sfuggire, a differenza di altri aderenti, all'arresto in patria.
Nessuna comprensione da parte dello scrivente per questo politico che ha infranto le leggi nazionali senza avere il coraggio di affrontarne le conseguenze”.

Mario Sconamila - Finlandia

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