«Cara Unione,

facendo seguito alla denuncia di Federica dei giorni scorsi in merito alla “nuova barriera architettonica” non contemplata dai regolamenti edilizi comunali, riporto alla vostra attenzione quanto segue.

Località Porto Pino, comune di Sant’Anna Arresi: secondo le descrizioni ufficiali “circa 4Km di spiagge con sabbia bianca e mare cristallino tra le più belle della Sardegna, sicuramente tra le più belle della costa sud-occidentale. Le spiagge si estendono dal porticciolo di Porto Pino (antico porto Fenicio) fino alle dune di sabbia bianca (Is Arenas Biancas) nel comune di Teulada. Tutta la zona delle spiagge, del litorale, degli stagni e la retrostante superficie è sottoposta a vincolo ambientale e classificata come area SIC (Sito Importanza Comunitaria) o anche ZSC (Zona Speciale di Conservazione)”.

Consentitemi ora una rettifica: non 4 ma 3,5 km di spiagge, perché da due/tre anni a questa parte, infatti, il mezzo chilometro mancante non è più spiaggia o, perlomeno, non è più spiaggia apprezzata, frequentata o frequentabile. Eppure, fino a qualche anno fa la distanza dal vicino di ombrellone non superava il mezzo metro.

Oggi la “Prima” (così viene chiamata tale zona di spiaggia) è una distesa puzzolente di foglie morte di posidonia! Ma la “Prima” è anche la principale porta di accesso alle spiagge ed è subito a ridosso dei parcheggi di Porto Pino, piazzali offerti alla cifra di 7€/giorno. Si deve, pertanto, raggiungere (naso turato!) almeno la “Seconda”, non senza però aver prima superato la nuova spiaggia dei cani (la vecchia spiaggia dei cani è attualmente sommersa da una montagna di 3/4m di foglie morte di posidonia). Da un romantico chiosco da cui si poteva godeva di un panorama rigenerante, oggi si fatica a vedere il mare!

Raggiunta finalmente la prima parte dei restanti 3,5km di paradiso, chi non si ferma nella spiaggia dei cani pur senza possedere il cane incontra in successione alcuni stabilimenti balneari con pochi spazi di spiaggia libera per cui, i più fortunati (e facoltosi), possono iniziare a godersi il mare cristallino a suon di Mojito e Caipirinha. Per tutti gli altri il percorso complessivo dal parcheggio non è inferiore al chilometro, distanza ampiamente accettabile in condizioni di buona forma fisica, anzi consigliabile. È probabile però che per famiglie con bambini, per anziani e disabili possa risultare proibitiva. È vero che vi sono due altre vie di accesso alle spiagge a pari costo, ma la sostanza non cambia dato che vi è poco meno di un chilometro da percorrere a piedi.

Per concludere: perché non si possono rimuovere le foglie morte di posidonia pianificandone un recupero o riutilizzo seguendo una manutenzione programmata? Quali sono, se ci sono, le proposte per risolvere la situazione attuale ormai compromessa? Vi sono degli argini non naturali che hanno determinato tale condizione? È sensato sottoporre un ambiente fortemente e storicamente antropizzato e a forte connotazione turistica (dal quale dipende anche la sopravvivenza economica dell’area) alle stesse misure protettive e conservative di uno che non lo è?

Grazie per la cortese attenzione».

Massimo

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