«Cara Unione,

a mio padre è stato diagnosticato un tumore al retto, poi curato al Policlinico di Monserrato. Nel reparto di Oncologia abbiamo sempre trovato disponibilità e attenzione per il malato.

Dopo diverse occlusioni intestinali, a maggio, sempre al Policlinico mio padre ha subito un intervento per confezionamento di colostomia. Dopo le dimissioni e diverse visite all'ambulatorio per stomizzati di Monserrato, abbiamo ricevuto una prescrizione per la fornitura mensile di sacchette per la raccolta delle feci e diversi altri prodotti necessari all'igiene e al mantenimento delle condizioni ottimali della pelle in quella zona.

Da allora sono iniziati i problemi con la Asl, e mi riferisco alla Asl delle Isole minori (Carloforte, Calasetta, Sant'Antioco).

Dopo aver portato la prescrizione il 21 giugno di quest'anno, abbiamo atteso qualche settimana, ma non abbiamo ricevuto nulla. Ho provato a telefonare, chiedendo quale fosse il motivo della mancata fornitura e la risposta è stata "non ci sono soldi, purtroppo, signora, lei non ci crederà, ma non ci sono soldi".

A fronte di questa spiegazione, non sapevo assolutamente come gestire la situazione. Un paziente stomizzato non va in bagno come le persone normali, ha ASSOLUTAMENTE bisogno di dispositivi per la raccolta delle feci. Oltre alla malattia, al disagio di vivere la quotidianità in una maniera diversa, si aggiunge la preoccupazione di non avere ciò che dovrebbe essere garantito ad un paziente di questo tipo.

Mio padre ha quasi 80 anni e, naturalmente, non può fare avanti e indietro dagli uffici Asl o fare ripetute telefonate che non portano a nulla. Dopo una marea di telefonate e mail e visto che la situazione non accennava a cambiare, abbiamo quindi deciso di acquistare di tasca nostra i dispositivi: circa 90 euro per una confezione che dura circa 15 giorni, più spray, pomate ecc.

Si può capire facilmente che questa spesa, alla lunga, diventa insostenibile, soprattutto per un malato che non ha le possibilità economiche di acquistare per conto proprio ciò che la Asl dovrebbe fornirgli gratuitamente.

A ciò si aggiunge la frustrazione, la paura di finire le scorte, la speranza che la promessa della Asl di inviare dei dispositivi al più presto sia reale. Ma non è così.

Devo ringraziare l'associazione stomizzati, lo stomista del Policlinico che ci ha fornito alcune scatole per far fronte alla necessità e alle ditte stesse che, basite dal fatto che la Asl non ci fornisse niente, ci hanno gentilmente regalato dei campioni prova. Ma mi chiedo: tutto ciò è normale? Devo andare in giro ad elemosinare sacchette? Questo è il trattamento riservato ai nostri malati?

Mi sono anche rivolta alla Regione Sardegna, Assessorato dell'Igiene e della Sanità, inviando una mail; sono stata contattata; hanno inviato una mail di sollecito alla ASL di competenza e mi hanno detto di riferire all'URP della Asl di Carbonia (cosa che ho fatto senza ricevere, comunque, nulla).

Ma se un cittadino si lamenta con l'Assessorato della propria Regione, perché da solo non riesce a risolvere un problema, è normale che gli si dica di contattare l'URP?

Dopo un paio di settimane ricevo una mail della Regione che segnalava che la pratica aperta a seguito della mia segnalazione era stata chiusa; chiusa per quale motivo?

Resto ancora una volta basita e arrabbiata; se nemmeno la Regione può darmi una mano, cosa posso fare?

Nel frattempo a mio padre viene diagnosticata un'ernia alla stomia, per cui viene fatta una nuova prescrizione per un tipo diverso di sacchette. Mi reco nuovamente alla ASL del Sulcis il 12 settembre; mi viene assicurato che stavolta riceveremo la fornitura, parlo con l'impiegato, ma anche con il responsabile e tutti mi dicono di stare tranquilla, la colpa non è la loro, non ci sono fondi.

Beh, ad oggi non abbiamo ricevuto niente, niente di niente.

Mio padre ha una disabilità grave, da giugno necessita dalla propria Asl delle sacchette per la raccolta delle feci. Cosa devo fare? Succede la stessa cosa anche ad altri pazienti? Nelle altre Asl della Sardegna esiste lo stesso problema? Non ci sono davvero soldi? Non posso crederci...

Dobbiamo affidarci alla generosità di qualcuno che ci dona sacchette che dobbiamo adattare, andare a ritirare chissà dove, dobbiamo acquistarle?

E le istituzioni dove sono? Adesso sono davvero stanca e arrabbiata, dopo 5 mesi di prese in giro nei confronti di un malato.

Spero che la situazione migliori e che altre persone, come me, abbiano il coraggio di raccontare questa situazione. Insieme, magari, potremmo darci una mano.

E mi auguro che nessuno debba aver bisogno di dover chiedere qualcosa per la propria salute e che questo qualcosa gli venga negato.

Grazie».

A.R.C.

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