«Cara Unione,

scrivo questa lettera in risposta a quella che avete pubblicato in data 11 gennaio 2024 con titolo “Perché dobbiamo indebitarci per far studiare medicina ai nostri figli?”.

Il numero di medici e specialisti in rapporto alla popolazione in Italia è in linea con la media europea e con gli altri Paesi OCSE. Anzi, con i recenti aumenti dei posti a medicina (oltre 20.000 l'anno, quando sono entrato io nel 2005 erano meno di 7.000) e in specialità (raddoppiati rispetto a quando sono entrato io nel 2018) stiamo andando incontro a una pletora di medici e specialisti, con il rischio concreto per i futuri medici e specialisti di rimanere disoccupati o sotto occupati dopo 10-15 anni di studi e formazione.

Anzi, già ora molti giovani colleghi specialisti hanno difficoltà a inserirsi sia nel pubblico (che chiude e non assume), sia nel privato (a causa della crisi economica) e sono costretti ad accettare contratti a partita IVA sottopagati e senza tutele.

Senza considerare poi che io, per esempio, per superare il test di medicina ho speso la bellezza di 20 euro per le fotocopie di un libro di preparazione all'esame (con 7.000 posti, non 20.000). Per il test di specialità ho speso 0 euro, perché ho studiato bene nei 6 anni all'università. Quindi in sintesi dire che bisogna pagare per fare medicina in Italia è una stupidata per com'è adesso il test (se non lo cambiano); basta studiare e impegnarsi (come tutto nella vita) e anche non si è figlio di nessuno come me si riesce.

Poi in ultimo, ma non ultimo, mi chiedo come si possono formare bene oltre 80.000 futuri medici e specialisti in aule e ambulatori affollati? La formazione di un medico più che di quantità deve essere di qualità, in considerazione del lavoro e delle responsabilità che abbiamo. Futuri medici e specialisti che, ripeto, se la matematica non é un'opinione, rimarranno in mezzo alla strada già con i numeri attuali, figuriamoci togliendo il numero chiuso!».

Un medico italiano

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