«Mia nonna per due giorni in corridoio, in ospedale un trattamento disumano»
Una lettrice racconta la sua esperienza al San Francesco di Nuoro: «Carenza di medici e sanitari sotto stress, le inefficienze sono ormai gravissime»«Cara Unione,
mi rivolgo a voi per denunciare una situazione di gravissima inefficienza e disorganizzazione presso l’Ospedale San Francesco di Nuoro, che non solo mette a rischio la salute dei pazienti, ma rappresenta un vero e proprio collasso del sistema sanitario locale. Il caso di mia nonna, che illustra perfettamente questa situazione, è emblematico di una crisi che non può più essere ignorata.
Mercoledì 11 settembre, mia nonna, una donna di 73 anni con una glicemia pericolosamente elevata (480 mg/dL) e segni evidenti di ittero, è stata costretta a recarsi al Pronto Soccorso dell’ospedale. Dopo una prima valutazione, è stata trasferita al reparto di Medicina, dove, a causa della cronica mancanza di posti letto, è stata inizialmente confinata in uno stanzino per poi passare due giorni in corridoio, esposta a correnti d’aria fredda, prima che le venisse finalmente assegnata una stanza. Questo trattamento disumano, a cui è stata sottoposta una persona anziana e fragile, è solo l’inizio di una catena di inefficienze.
Al secondo giorno di ricovero, un'ecografia addominale ha evidenziato un sospetto tumore al pancreas con estensione al fegato, una diagnosi che richiede esami urgenti. Eppure, nonostante la gravità della situazione, la TAC promessa per il giorno successivo non è mai stata eseguita. La ragione? Una devastante carenza di personale nel reparto di radiologia e la pressione di altri casi urgenti. Un ritardo di nove giorni è inaccettabile di fronte a una potenziale patologia oncologica e testimonia l’incapacità dell’ospedale di garantire nemmeno il minimo indispensabile per la salute dei propri pazienti.
Questa non è una situazione isolata. Il reparto di Medicina condivide il personale con Malattie Infettive e Geriatria, creando un inevitabile disorganizzazione. Medici e infermieri, ridotti all’osso, non sono in grado di monitorare quotidianamente le condizioni dei pazienti, con il risultato che le cure vengono erogate in modo discontinuo e superficiale. Il quadro è quello di un ospedale al collasso, dove la carenza di personale e risorse ha raggiunto un livello critico.
A rendere la situazione ancora più grave è il fatto che il personale presente è costretto a turni estenuanti e sacrificanti, senza il dovuto riposo. Questo li mette nella condizione di lavorare sotto un’enorme pressione, con una stanchezza che inevitabilmente influisce sulla loro capacità di prestare un’adeguata assistenza. Le conseguenze di questo sovraccarico sono evidenti: errori, disattenzioni e un'assistenza che, per quanto dedicata, è compromessa dalla mancanza di forze e dalla costante necessità di gestire emergenze in condizioni inaccettabili.
Inoltre, mia nonna, diabetica, ha ricevuto una gestione alimentare del tutto inadeguata, con cibi inadatti alle sue condizioni. Questo non è solo un errore; è un segno allarmante di una mancanza di attenzione e competenza che mette in pericolo la vita delle persone.
Siamo di fronte a un sistema che non funziona. La carenza di personale, i ritardi negli esami fondamentali e le condizioni di lavoro disumane per chi resta a coprire i turni sono solo i sintomi di una crisi più profonda che non può più essere tollerata. Il rischio che i pazienti corrono è inaccettabile e l’inerzia delle istituzioni sanitarie è scandalosa.
È essenziale che venga effettuata una riorganizzazione immediata dell’Ospedale San Francesco e che si intervenga per risolvere una situazione che ormai ha superato ogni limite. Ogni giorno di ritardo rappresenta una minaccia per la salute di chi, come mia nonna, si trova costretto a subire le conseguenze di un sistema allo sbando.
Chiedo che questa denuncia venga resa pubblica e che si sollecitino azioni concrete per evitare che altre famiglie debbano affrontare il medesimo incubo.
Grazie».
Letizia Cappeddu
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