"Cara Unione,

vi scrivo da Roma per raccontare, con molta rabbia, la giornata di mia mamma, 74 anni e qualche acciacco più o meno importante della sua bella età.

Ieri mattina, poco dopo le 11, si è presentata al pronto soccorso dell'ospedale San Martino di Oristano, inviata dal proprio medico curante per un 'episodio' da controllare con urgenza, così le ha detto il suo dottore. Dopo un breve colloquio con una infermiera le hanno detto di aspettare in sala d'attesa.

Alle 19 mia madre era ancora in sala d'attesa, su una sedia di ferro, senza un distributore di acqua e bevande e con le sue, ancora non lo avevo detto, tre vertebre fatturate: ma lei non era lì per quello.

Ha più volte chiesto se fosse possibile avere un cuscino da poggiare dietro la schiena, una sedia un po' più confortevole, perché non può assolutamente stare seduta per oltre 7 ore su delle sedie di ferro e ha dei dolori fortissimi ma il personale era totalmente disinteressato a questo.

Tra l'altro nella sala d'attesa pare ci fosse una persona con febbre e broncopolmonite, in attesa di tampone per sospetto Covid, a momenti anche senza mascherina: quindi a causa di questa emergenza un'anziana di 74 anni, non più del tutto autonoma, non può essere accompagnata e assistita dal figlio, ma un sospetto Covid può, o meglio potrebbe, contagiare dei pazienti che entrano in ospedale per una patologia e rischiano di uscirne con più di una.

È una vergogna!".

Ramona Mancini

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