La lettera: "La memoria troppo corta di un Paese sismico"
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Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore circa il terremoto che il 28 luglio 1883 colpì Casamicciola, nell'isola di Ischia. Un invito a riflettere sul perché questi episodi non spingono ancora all'adozione di misure antisismiche anche su quanto costruito in passato.
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"Gentile redazione,
proprio ieri sera stavo leggendo per caso (premonizione?) quello che accadde alle 21.30 del 28 luglio 1883 a Casamicciola nell'isola d'Ischia, 134 anni fa esatti.
Una scossa di terremoto di magnitudo Richter pari a circa 5.8 distrusse completamente l'intero paese, che venne ricostruito a valle sulla costa, provocando fra i vari comuni coinvolti (Lacco Ameno, Forio, Barano, Serrara Fontana) 2.313 vittime di cui 1.784 solo a Casamicciola.
A Casamicciola una sola abitazione rimase intatta su un comune che all'epoca contava più di 4.000 abitanti, l'80% delle abitazioni venne distrutto e il 20% gravemente lesionato.
Oggi una scossa di magnitudo "solo", si fa per dire, pari a circa 3.6 ha provocato gravissimi danni e alcuni morti.
Possibile, mi chiedo, che non si debba mai imparare niente e ricadere puntualmente negli stessi errori? Abbiamo la memoria così corta malgrado Madre Natura tenti in tutti i modi di risvegliarcela? Quando decideremo di adottare, in via obbligatoria, misure generali antisismiche anche su quanto già costruito?
Cosa accadrebbe oggi a Messina, a Reggio di Calabria, a Napoli se si dovessero ripetere - cosa affatto da escludere - gli eventi sismici del 1908 o l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.?
Mi auguro che queste tragedie possano servire, purtroppo, a risvegliare l'attenzione generale su un tema che ancora non viene preso nella dovuta considerazione".
Antonio Alei
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