Pubblichiamo oggi l'appello, al Presidente della Repubblica Mattarella, del padre di una minore affetta da autismo, che a fronte dei miglioramenti riportati per meglio integrarsi nella società si è vista declassare la sua indennità.

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"Gentile Redazione,

da Sardo ho faticato non poco a decidere di scrivervi, visto il mio essere schivo nell'affrontare situazioni di natura personale, ma mi sono imposto di farlo per mia figlia.

A breve riceveremo la visita del Presidente della Repubblica ed a Lui mi piacerebbe rivolgermi chiedendo se conosce che cos'è l'autismo.

Immagino lo stupore e l'ironia a una tale domanda, da parte dei più, e con un susseguirsi di disquisizioni ecco in tanti ergersi esperti con citazioni, luoghi comuni e quant'altro; non mancherà chi ricorda di aver visto Rain Man e chi avrà modo di sottolineare la lontana conoscenza del figlio di un amico bravissimo nel ricordare i numeri...

Mia figlia non è niente di tutto ciò, mia figlia lavora da quando aveva tre anni per parlare (prima con immagini e poi con parole sue), ha faticato per non urlare più al mondo il suo stato di frustrazione, a comportarsi secondo le regole che la società impone e a camminare (migliorando la sua postura) in modo da non sembrare "strana", ha smussato la sua diffidenza per farsi accettare dalle persone che ama, ha sempre dato tutto e ha ricevuto tantissimo, si è migliorata e ha migliorato tutti noi.

Ma come tutte le storie arriva un ma... Mia figlia, che è sempre stata seguita (e certificata, che brutta parola) dal Centro delle malattie pervasive dello sviluppo del Brotzu (l'eccellenza), in undici anni ha già effettuato tre visite presso una commissione dell'I.N.P.S.al fine di accertare il suo stato e se ancora non bastasse, per la quarta volta, dovrà presentarsi per essere sottoposta all'ennesima verifica.

Si tenga conto che, nell'ultima visita, tale commissione ha tentato di interpretare il miglioramento di mia figlia come una presunta guarigione, sminuendo così l'impatto della patologia e declassando di conseguenza la sua indennità.

Un ricorso ed un Giudice dello Stato Italiano (non più di due anni e mezzo fa sulla scorta di una perizia effettuata da una neuro psichiatra infantile) ha ribaltato quel giudizio e ripristinato lo stato precedente. Nonostante ciò mia figlia dovrà, per l'ennesima volta, sottoporsi all'umiliante e frustrante visita di controllo con la possibilità che tutto il lavoro di questi anni (volti a un miglioramento della sua condizione) rappresenti una condanna.

Egregio Presidente, si può chiamare civile lo Stato che Lei rappresenta se, dietro i burocrati, si colpiscono sempre più spesso i più deboli? Lascio a Lei ed ai lettori le dovute considerazioni".

Lettera firmata* - Quartu S. Elena

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