Pubblichiamo oggi la riflessione di una lettrice sul tema della rinuncia del Paese alla sovranità monetaria, con le relative conseguenze - a suo dire - che ciò comporta.

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"Gentile redazione,

un Paese 'normale' non deve trovare nessuna 'copertura' per spendere (pensioni, reddito di cittadinanza, sanità, scuole e tutte le spese con cui garantisce lo stato sociale...).

Un Paese 'normale' decide politicamente e poi spende la sua carta chiamata moneta e accettata da tutti, oppure pigia dei tasti sul computer che accreditano cifre, numeri, niente altro.

Dire che bisogna 'trovare le coperture' è valido solo se il Paese ha rinunciato a emettere moneta. Bisognerebbe dunque chiedersi: perché non ci hanno mai spiegato che rinunciando alla sovranità monetaria, ci saremmo ridotti a chiedere in prestito la moneta ai mercati finanziari, diventando così ostaggio della finanza? Guardate i TG e quanto è diventato vitale ciò che "pensano i mercati". Dipendiamo palesemente da essi: possiamo chiamare democrazia questa?

E ancora, perché non ci hanno detto che rinunciando alla sovranità monetaria lo Stato sarebbe impossibilitato a spendere a deficit e adempiere al suo ruolo sociale senza che questo costituisca un problema? Perché non ci hanno spiegato che in questo modo lo Stato sarebbe stato costretto a tassare per spendere e così restituire i soldi presi in prestito nei mercati finanziari oppure tagliare la spesa pubblica?

Perché non ci hanno mai spiegato che uno Stato senza moneta è costretto a cercare il "Surplus di bilancio", cioè togliere ogni anno più moneta di quanta non ne emetta?

L'effetto in economia del surplus di bilancio è la rarefazione monetaria, cioè la madre della recessione economica. Cosa capita quando siamo in recessione? Capita che le aziende chiudono perché non c'è domanda di beni visto chi i soldi sono sempre più scarsi, aziende chiuse vuol dire licenziamenti e disoccupazione, vuol dire meno redditi e quindi ancora più aziende che falliscono. Da qui nasce l'impoverimento della società, la necessità di emigrare per cercare lavoro, il carico fiscale, il lavoro precario e sottopagato, i drammi familiari, i suicidi per ragioni economiche, i ponti che ci crollano in testa, i treni che deragliano, i terremotati dimenticati, la sanità che non funziona...

Questo è il disastro euro, e non solo purtroppo".

Anna Paola Usai

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