"Cara Unionedelcuore,

ho seguito alcune delle lettere della vostra rubrica e vorrei raccontare quella che secondo me è una storia d’amore molto particolare che ha qualcosa da insegnare un po' a tutti.

Lavoro in un istituto per anziani da anni, non uno di quelli per ricchi, ma un posto molto dignitoso, dove c’è professionalità e tanto rispetto per i pazienti.

Tra due di loro che sono arrivati l’anno scorso, entrambi vedovi da tanto tempo e lucidi, ma non completamente autonomi, è nata sotto i miei occhi una tenerissima simpatia che piano piano è diventata qualcosa di più. Non è la prima volta che mi capita, molti degenti si ritrovano soli e spaesati e si aggrappano a qualcuno per passare il tempo e parlare, ma questo caso ha qualcosa di speciale. Sono due persone perbene e riservate che si sono trovate, hanno iniziato a parlarsi e fare attività insieme, poi abbiamo notato che si cercavano e che sfruttavano ogni minima occasione per stare vicini. Man mano li abbiamo visti ridere, curarsi di più e scambiarsi tenerezze e attenzioni reciproche. Una cosa che gli sta facendo bene anche dal punto di vista fisico, e chi lavora in queste strutture sa che appena questi pazienti si lasciano andare e si isolano anche se non hanno particolari patologie il tracollo diventa più rapido.

Io e i miei colleghi siamo tutti dalla loro parte, non fanno male a nessuno e la loro gioia è davvero commovente, ma la famiglia di lei non vede di buon occhio questa amicizia perché pensa che ci sia sotto chissà cosa e io ho paura che possano spostare da un’altra parte la madre. Noi non possiamo intrometterci minimamente in queste situazioni, ma sono convinta che separarli sarebbe un grave errore e farebbe malissimo a entrambi, anche se anziani e non autosufficienti queste persone hanno dei sentimenti che vanno rispettati, ma spesso li consideriamo solo delle scatole vuote".

Simona G.

(Sassari)

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