“La casa famiglia chiusa a Fluminimaggiore, ma noi non ci arrendiamo”
“Lavori di ristrutturazione che sarebbero dovuti durare poco tempo, ma la struttura è ancora sbarrata”
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“Cara Unione,
chi scrive è un gruppo di professionisti che, da 206 giorni, è domiciliato in un gazebo, parcheggiato davanti ai cancelli chiusi della casa famiglia ‘Il girasole’, di Fluminimaggiore.
Un gruppo di professionisti, educatori, infermieri e operatori socio sanitari, che al momento della chiusura prestavano servizio in quella struttura per sofferenti mentali, da non meno di 12 anni, con contratti a tempo indeterminato.
La struttura è stata chiusa il 10 gennaio 2019 per urgenti lavori di ristrutturazione con la specifica, riportata a chiare lettere in tutti i documenti, che il servizio veniva ‘momentaneamente sospeso’, al fine di tutelare tutti, gli utenti e i lavoratori.
I lavori sono costati circa 60mila euro, ma le catene brillano su quei cancelli.
Sono trascorsi 31 mesi, non ci siamo arresi mai. Abbiamo incontrato le massime cariche della sanità, in Ats, ma anche in regione, Commissari straordinari, direttori amministrativi, direttori sanitari, direttori di dipartimento, assessori. Ognuno ha fatto la propria parte, qualcuno ci ha dato voce, qualcuno ci ha mentito, qualcuno nonostante diversi incontri, ci ha rinnegati.
L’ultimo incontro in Ats risale al 26 maggio scorso, con un nuovo interlocutore, l'ennesimo, ma a dirla tutta uno dei pochi che ha dimostrato nei fatti, la volontà di far ripartire quel servizio. Lo abbiamo definito il nostro ‘super dirigente’, perché si è esposto, ci ha ascoltati e ha riconosciuto il nostro impegno, la civile e proficua collaborazione con i sindacalisti Roberto Fallo e Gianni Zedde, il sindaco Marco Corrias e l’amministrazione comunale.
Ats deve riattivare questo servizio, di cui il territorio è orfano da troppo tempo e i sofferenti mentali, con le loro famiglie, ne pagano un prezzo altissimo.
Cosa è un uomo senza la dignità del proprio lavoro?
In attesa di vedere presto pubblicato il bando di gara, che permetta alle cooperative di partecipare e aggiudicarsi il servizio, ringraziamo per l’attenzione”.
I lavoratori del “gazebo famiglia”
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