“Cara Unione,

la violenza non è solo uno schiaffo o portare dei lividi sul corpo, è molto di più.

È vergogna, è paura, è ansia, è timore di non essere compresi, è timore di non essere creduti, ed è, soprattutto, la consapevolezza di scontrarsi con un muro di gomma quale l'omertà o la consapevolezza che chi è preposto non ti aiuti.

Magari puoi anche accettare e fare i conti con l'omertà intorno a te, ma l'omertà e l'abbandono da parte delle Istituzioni cui ti rivolgi, per chiedere tutela, protezione, aiuto e supporto, non si possono accettare.

Da anni si leggono articoli ovunque, su testate giornalistiche locali, nazionali e sui social, dove forze dell'ordine ed enti vari avviano continue e svariate campagne per sensibilizzare le donne che subiscono silenziosamente violenza a denunciare, ad uscire dal silenzio, a farsi coraggio e soprattutto a fidarsi ed affidarsi alle Istituzioni, denunciando e gridando contro chi non ha rispetto per niente e per nessuno, facendo leva in modo vigliacco su stati di ansia e paura.

E poi? Cosa succede? Difficile immaginarlo se non hai ‘toccato con mano’.

Io, purtroppo, lo so bene. E sapete a me cos’è accaduto? Ho varcato la soglia dell'Istituzione alla quale decidevo di chiedere aiuto e tutela, dopo un'enorme sofferenza e disagio (difficile da spiegare e quasi impossibile da comprendere) con un senso finalmente di sollievo e pensando che mi avrebbero accolta, dandomi tranquillità e serenità e senso di protezione. Invece, sin dal primo approccio, ho trovato scarsa considerazione, ‘sbattuta’ con poca professionalità e poco tatto da un ufficio all'altro, la mia pratica passata per decine di mani.

Se qualcuno allora mi dice, ma è giusto denunciare? Io rispondo di sì, perché con la morte nel cuore non si può vivere. E allora vada come vada tu almeno il silenzio lo hai rotto, ed hai già vinto aldilà della condanna o della sentenza.

Però alle Istituzioni dico: prima di avviare campagne di sensibilizzazione per le vittime di violenza, iniziate a mostrare più sensibilità, anche voi.

Grazie”.

Lettera firmata*

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