“Cara Unione,

racconto quanto accadutomi, in occasione del parto, in un ospedale sardo.

Una denuncia che mi auguro possa essere d’aiuto ad accendere un faro sull’opportunità di riconsiderare quanti disagi possono creare a noi pazienti i tagli effettuati negli ultimi anni alla sanità pubblica, con conseguente grave carenza di organico e una pericolosa assenza della strumentazione medica necessaria.

Tutto inizia la mattina del parto quando nonostante la presenza di contrazioni naturali, e il buono stato di salute mio e di mio figlio, il parto è stato indotto con relativa fettuccina, quindi con conseguenti contrazioni molto più dolorose di quanto non sarebbero state naturalmente. L'ostetrica che mi ha visitato non riteneva necessaria l'induzione ma è stata ‘costretta’ a rispettare la decisione del medico in turno (che non mi hai neppure visto e che non so chi fosse). Da precisare che quel giorno quasi tutte abbiamo fatto l'induzione, strana coincidenza vero? Sarà mica che era agosto, l'organico era dimezzato, c'era un boom di partorienti… e quindi tanta fretta di farci partorire per liberare nuovi posti letto in reparto?

Una volta iniziate le contrazioni, l'ostetrica va a chiamare l'anestesista, ma per ben quattro volte mi sento dire che devo aver pazienza, perché ci sono troppe emergenze da gestire e l'anestesista è una. Arriva dopo 7 lunghe ore di agonia e un bambino che oramai stava nascendo. Quelle ore sono state un inferno di dolore e di paura, perché in alcuni momenti mi sono anche trovata sola. 

Nato mio figlio inizia l'incubo dell'ittero che di per sè non dovrebbe essere un grosso problema nel 2021. Sempre che ci siano i lettini necessari per la fototerapia e che si possa quindi affrontare come da prassi. Ma i neonati con l’ittero nati in quei giorni sono tanti, troppi per i soli 2 lettini a disposizione del reparto. Quindi si è dovuto fare ‘un po' per ciascuno’ con notevoli conseguenze: siamo stati dimessi dopo 7 giorni perché (ovviamente) la bilirubina andava su e giù e, come scoperto a posteriori, abbiamo rischiato ulteriori problemi di salute.

Avrei voluto avere un bellissimo ricordo di quei giorni, invece mi è stato rovinato il momento più bello della mia vita.

Passi il mio dolore, fisico e psicologico, ma non posso perdonare i rischi ai quali è stato esposto in quei giorni mio figlio insieme a tutti gli altri neonati che, come lui, avevano un semplicissimo ittero da trattare.

Grazie dell’attenzione”.

Lettera firmata*

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