"Cara Unione,

sono un'insegnante della scuola secondaria di primo grado.

Vivo in un paese dell'entroterra sardo e lavoro a chilometri di distanza da dove vivo. Tutto sarebbe normale se non fosse che ho la sclerosi multipla.

Vengo contattata il 13 marzo scorso tramite SMS dall'ATS per dare la disponibilità alla vaccinazione. Mi registro al portale dando la mia disponibilità.

Il 30 marzo alle 15.30 vengo ricontattata dall'ATS che tramite SMS mi informa di essere convocata a Cagliari per il giorno seguente, alla Fiera-Piazza Efisio Puddu.

'Che bello! Finalmente il vaccino! Ma come mai così lontano? Non sarebbe stato meglio effettuarlo, vista la distanza chilometrica da dove risiedo, nella città a me più vicina? Pazienza affronterò il viaggio!'. Perché è di questo che si tratta, per me che ho questa patologia e nessuno che possa accompagnarmi a Cagliari.

Mi armo di forza, di coraggio e determinazione, e chiedo ore di permesso di lavoro (forse da restituire) per raggiungere Cagliari e parto.

Arrivo, naturalmente stremata, ma arrivo puntuale al mio vaccino. L'organizzazione è perfetta, tutto super, cordiali, accoglienti. Perfetti! Arriva il mio turno, colloquio col medico. Premetto subito di avere la sclerosi multipla, e qui la doccia gelata: mi viene comunicato che quel giorno si fa solo AstraZeneca e che io avrei bisogno di fare o Moderna o Pfizer.

Il verdetto: 'Lei deve tornare, sarà ricontattata prossimamente'.

Ma come, dico allora, mi fate scendere, affrontare il viaggio per dirmi che non mi fate il vaccino?

Con la coda tra le gambe, amarezza e rabbia ho quindi varcato la soglia dei 'non idonei' e sono rientrata, guidando piano piano per tornare al mio paesino e al mio destino.

Grazie dell'attenzione".

Lettera firmata(*)

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