“Cara Unione,

sono un ragazzo di circa 30 anni e vengo da un periodo abbastanza complicato, per non dire triste. Senza stare qui a tediare con le motivazioni intime del mio stato d'animo e psicologico, preannuncio subito che ne sono, fortunatamente, uscito; questo grazie alla mia splendida famiglia, ai miei più cari e amici e, in particolare, a una conoscenza femminile.

Dicevo prima che ne sono uscito, è vero, ma mi sento in qualche maniera cambiato, probabilmente, anzi sicuramente, più sensibile rispetto al passato.

E qui arriviamo all'oggetto della lettera.

Mia nonna morì circa 10 anni fa (ricordo perfettamente, come fosse passato solo qualche minuto, la chiamata di mio fratello che mi informava dell'accaduto, mi trovavo infatti in Spagna per l'Erasmus ) e morì esattamente il 2 novembre, data che si sta maledettamente avvicinando, con tutto ciò che questo comporta e che mi ha spinto oggi a sedermi alla mia scrivania. Il mio più grande rimpianto è sempre stato quello di non aver potuto salutare per l'ultima volta quella donna splendida che era: partii, purtroppo, in fretta e furia con la certezza, però, di poterla incontrare nuovamente al mio primo rientro. Mai convinzione fu più errata, mai dare nulla per scontato. Perciò ti scrivo oggi, cara nonna, nella speranza che questo gesto possa alleggerire la mia coscienza e rimettere alcune cose in ordine.

A chi invece ancora ha la fortuna di avere i nonni, mi sento di dire di non sprecare nemmeno un attimo per dire loro quanto per voi siano importanti e quanto bello sia stato condividere con loro momenti della vostra vita.

È un consiglio ovviamente, umile, dato però con il cuore in mano da un ragazzo che vuole evitare che altri abbiano i suoi stessi rimorsi".

D.D.

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