“Cara Unione,

purtroppo il tempo passa, il Covid resta, e i dubbi aumentano.
Tante direttive, circolari che cambiano di mese in mese, di giorno in giorno e di ora in ora e che non fanno altro che far disegnare un grosso punto interrogativo sopra la mia testa.
Pongo, allora, due quesiti.
Primo quesito: tampone positivo in farmacia, le autorità sanitarie non mi contattano per tutta la quarantena. Primo dubbio: forse non sanno della mia positività? Come mai per tutta la quarantena ho il Green Pass valido? Posso dunque andare a fare la spesa? Non credo, però...
Secondo quesito: finita la quarantena devo tornare al lavoro, cosa fare? Visto che le autorità sanitarie non mi hanno contattato risolvo i problemi della pandemia andando in farmacia e pagando per fare il tampone. Dunque 15 euro per il primo tampone più 15 per il secondo sono 30 euro, sempre che non risulti ancora positivo, se no altri 15 + 15. Ma se in famiglia anche mia moglie e mio figlio sono positivi? Risultato, tanti soldi che io devo versare al farmacista di turno perché la Sanità non riesce, evidentemente, da sola a risolvere le richieste di tutti i positivi. 

Mi chiedo allora: forse il Covid è una malattia per "ricchi"?
Ricordiamoci che il Covid è diventato pandemia, e dunque da combattere tutti insieme, non è una malattia individuale.

Così come il sistema sanitario ha messo in piedi una mega struttura per le vaccinazioni, ritengo allora che abbia l'obbligo di continuare a proteggerci eseguendo i tamponi gratis a tutti i positivi, magari usando i centri vaccinali tanto organizzati coinvolgendo lo stesso personale?
Comunque io domani dovrei tornare a lavoro, sempre "si Deus cheret e l'ATS lu permitti"!

Grazie dell’attenzione”.

Lettera firmata*

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