"Cara Unione,

nonostante gli sforzi che i dirigenti scolastici hanno fatto, i famosi banchi monoposto non sono arrivati dappertutto e oggi i ragazzi, almeno nel caso dei miei figli, si trovano in classe con distanze sociali ricavate da spazi vecchi e banchi vecchi.

La vera minaccia, però, è il biasimo continuo e senza fine di alcuni insegnanti. Arrivano a scuola lamentandosi di tutto, accusando i ragazzi di essere gli untori e quasi i primordiali autori della pandemia. Anche dove le distanze sono rispettate, impongono che i ragazzi usino la mascherina per 5 ore filate accompagnando tale richiesta con affermazioni amene di questo genere 'mica mi devo ammalare per colpa vostra', 'perché ho i genitori anziani', 'perché so che ve ne fregate, irresponsabili che non siete altro', 'fuori da scuola vi vedo che state assembrati anche se avete la mascherina'.

Signori, anche i ragazzi hanno persone anziane in casa, anche i ragazzi, come tutti noi, sono rimasti chiusi in casa per un lockdown del quale sono stati vittime incolpevoli, nessuno gli chiede come stanno, come stanno vivendo la situazione, come è cambiata la loro vita, quali disagi stanno vivendo per colpa di un sistema scolastico arrivato impreparato al loro rientro e non certo per colpa loro.

Meriterebbero una scuola accogliente, adeguata, con regole, certamente, ma non terrorismo ingiustificato. Se gli insegnanti non sono in grado di capire questo, tranquillizzare e trasmettere serenità forse dovrebbero cambiare mestiere e informarsi di più. Non sarà il virus ad allontanare i ragazzi dal piacere di andare a scuola ma l'ostilità di quella parte della classe insegnante che sotto la mascherina non sa sorridere, rendendo la propria classe una vera trincea!".

Lettera firmata*

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