«Cara Unione,

di fronte ai tragici e recenti accadimenti in Emilia-Romagna, con un territorio martoriato da due eventi estremi nel giro di 20 giorni, appare sempre più chiaro come occorrano, per far fronte a questo tipo di eventi, nuovi approcci.

Occorre ripensare alla prevenzione, una prevenzione che può avvalersi delle risorse le cui basi sono state gettate negli anni, e ad esempio formando figure in campo ambientale come ecologi, forestali, geologi, naturalisti, che insieme ad architetti e ingegneri dovrebbero fare squadra nella pianificazione del paesaggio e nella gestione delle risorse.

Ad oggi però, naturalisti, forestali, geologi ed ecologi, rimangono spesso tagliati fuori dal mondo del lavoro perché il mercato, sulla base di mentalità obsolete, richiede sempre e solo le stesse figure professionali che per quanto competenti non saranno in grado di soddisfare a pieno questa esigenza.

Tali figure dovrebbero essere ingranaggi fondamentali e non opzionali all’interno del nostro sistema.

Si deve parlare di inclusione anche in questo senso, affinché ognuno con la sua visione possa contribuire ad una pianificazione sostenibile, volta al raggiungimento dell’equilibrio tra la vita moderna e le necessità naturali del territorio.

Inoltre, è utile ribadire che questo approccio consentirebbe di risparmiare soldi della comunità estendendo il concetto di sostenibilità anche a livello finanziario e sociale.

Se questi ragionamenti non fossero corretti perché creare tanti corsi di laurea volti alla tutela ambientale? Perché puntare così tanto sulla formazione dei giovani in tale ambito? Non è assurdo che, in una società moderna in cui molti aspetti dipendono strettamente dalla scienza e dalla tecnologia, scienziati e tecnici facciano fatica a trovare lavoro in un settore di interesse globale come quello ambientale?

Allo stesso modo in cui l’ambiente naturale, di cui noi facciamo parte, è composto da tanti fattori, la sua salvaguardia non può che passare da diversi settori, tramite diverse figure professionali.

Perché non usufruire di queste risorse? Perché lasciarle in panchina all’interno di un gioco di squadra in cui siamo tutti coinvolti?

Grazie dell’attenzione».

Francesca Medde

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