"Cara Unione,
sono da poco tempo una cittadina cagliaritana nonché madre di tre figli.
Scrivo perché il mio ragazzo più grande è iscritto ad una delle scuole, a detta delle statistiche, più prestigiose della città. Il corpo docente è severo il giusto e pretende la qualità che si addice ad una scuola di alto livello. Ma poco può fare riguardo all'ambiente in cui si riversano i ragazzi entrando e uscendo tutti i giorni dai cancelli dell’Istituto: parlo del liceo Antonio Pacinotti, nella sede secondaria di via Brianza, dove ogni giorno centinaia di studenti e studentesse attraversano aiuole pullulanti di fiale di metadone, siringhe usate e tossicodipendenti che, seduti sulle panchine, contemplano il vuoto.
Tutto normale?
Al di là della preoccupazione più o meno alta di un genitore, quale sarebbe il messaggio che diamo ai nostri figli, cittadini in divenire? Che va tutto bene? Che dobbiamo lasciar correre e accettare il degrado della città davanti alle nostre porte?
Non ho nulla contro i tossicodipendenti, le scelte sono sempre personali e così le problematiche che ne conseguono. Ma finché non diventano problematiche altrui.
Cosa deve succedere prima che la pubblica amministrazione sia operativa in termini di sicurezza dei nostri figli e lotta al dilagante messaggio di abbandono che avvolge l'area intorno al Liceo scientifico migliore della città?

Grazie dell’attenzione”.
Loredana Cefalo  – Cagliari

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