“Cara Unione,

a Soleminis, da tanto tempo, in via Is Bovidas, dove si trova il piccolo anfiteatro, è presente un degrado, oramai cronicizzato: dall'ora di cena e fino a notte fonda si riuniscono ragazzi giovani che urlano, cantano cori, suonano il clacson delle auto (a volte parcheggiate sul piazzale stesso), bevono e spaccano le bottiglie sulla strada, scoppiano petardi e botti vari. 

Spesso ci sono ubriachi molesti e aggressivi, soprattutto quando si chiede loro di rispettare il riposo altrui.

Ci sono stati anche lanci di pietre contro le auto dei residenti, parcheggiate sul suolo pubblico.

La precedente amministrazione, pur messa al corrente della situazione, non ha mai fatto nulla, e nessuna risposta in merito nemmeno dal primo cittadino attuale.

Possibile che manchi sistematicamente la volontà di modificare le cose in meglio? Le istituzioni continuano a essere il parcheggio di poltronari? Quell'anfiteatro non è un luogo di attività culturali, è lo sgambatoio di selvaggi allo stato brado. Perché non vi sono controlli, nonostante le varie segnalazioni?

Grazie dell’attenzione”.

A.S.

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Pubblichiamo di seguito la replica del sindaco di Soleminis, Fedele La Delfa:

“Tengo a precisare che la ricostruzione offerta ai lettori descrive fatti e circostanze che oltre a non trovare adeguato riscontro nella realtà dei luoghi, dipinge uno scenario di degrado urbano del tutto incompatibile con la realtà genuina e armoniosa di cui ancora oggi Soleminis può fare vanto. Segnalo, soprattutto a chi manifesta un’incontenibile necessità di esposizione mediatica, che l’ufficio dell’attuale Sindaco, presso cui non è pervenuta analoga segnalazione da parte di tale A.S. che firma la Lettera pubblicata dal quotidiano, è notoriamente a disposizione di chiunque intenda formulare richieste ed osservazioni che, esposte con garbo e nel rispetto dei ruoli, siano utili alla crescita del paese e alla risoluzione dei problemi. Confido peraltro, che l’asserita drammaticità dei fatti descritti, sia stata esaustivamente rappresentata con relativa querela, anche alle Forze dell’Ordine con le quali, peraltro, esiste una fluente interlocuzione che consente di derubricare a fatto ordinario (pur senza minimizzarlo), ciò che è stato dipinto con enfasi eccessiva. Nessuna attenzione, viceversa, può essere riservata a chi strumentalizza difficoltà o leggerezze contingenti che, storicamente, accompagnano generazioni di ragazzi fin dalla notte dei tempi. Con questo non intendo in alcun modo giustificare eventuali condotte deprecabili di cui taluni si fossero resi responsabili tanto da dover essere perseguiti nelle forme di legge (circostanza sulla quale, in diverso ambito, l’Amministrazione è già a lavoro), pur rimanendo convinto che nessuna telecamera, nessuna proibizione, nessuna sanzione, ma solo il confronto ed il dialogo leale, potranno realisticamente cambiare le cose. Educare resta una questione di cuore e sono certo che con questo metodo anche i più giovani, oggi bersaglio di accuse durissime, sapranno addivenire a più miti consigli, praticando il rispetto dei luoghi e delle persone. Viceversa, temo che lo sterile qualunquismo di chi ancora definisce le Istituzioni ‘parcheggio di poltronari’, non possa che declinarsi in un pericoloso senso di disaffezione e disistima per la politica che, a fatica, è impegnata nella ricerca di soluzioni ai tanti problemi che scandiscono il lavoro degli Amministratori, sempre più articolato e complesso. Quanto al merito, ricordo sommessamente che la Pubblica Amministrazione è solita parlare attraverso Atti amministrativi: nello specifico, tra le Linee Programmatiche di Mandato per il quinquennio 2021/2026 presentate al Consiglio Comunale in data 23/12/2021, rientra anche l’intera riqualificazione urbana della Piazza Gramsci, teatro delle gherminelle, talvolta persino eccessive, descritte sulle pagine del quotidiano. Rispedisco dunque al mittente la ricostruzione polemica e strumentale, offerta ai lettori che, auspico, vogliano continuare a conservare del nostro paese, l’immagine limpida e decorosa, specchio di una comunità accogliente e civile, nella quale imbattersi in ‘ubriachi molesti e vandali’ resta ancora – per nostra fortuna – un triste distintivo che proprio non ci appartiene. Con buona pace di chi prova inutilmente a sostenere il contrario”.  

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