“Cara Unione,

leggere la lettera da voi pubblicata il 28 maggio 2022 mi ha suscitato delle riflessioni riguardo la dolorosa esperienza occorsa alla signora, e il primo impulso è un urlo di rifiuto.

È possibile che, ancora oggi, dobbiamo assistere a queste scene, ascoltare simili racconti, che se sono stati sempre inaccettabili, ora, dopo la promulgazione della legge 38/2010, legge che istituisce in Italia le Cure Palliative, che ne sancisce il diritto, che tutela la qualità della vita sino al suo termine, un cittadino non si aspetterebbe più di doverle affrontare.

La legge 38, tra l'altro, prevede che si prenda nota in cartella clinica delle caratteristiche del dolore e della sua evoluzione, delle tecniche e dei farmaci utilizzati per lenirlo, e del risultato raggiunto. Prevede l'istituzione delle Reti per le Cure Palliative e per la Terapia del Dolore per garantire il soddisfacimento di questo Diritto, semmai ci fosse stato bisogno di una legge simile, chè lenire il dolore è sempre rientrato tra i doveri del medico, sin dai tempi più antichi, ma ora c'è e nessuno dovrebbe ignorarla, anzi tutti sono tenuti ad applicarla.

 Ma il legislatore, accortosi che in più realtà questa legge viene disattesa, nonostante le intese delle conferenze Stato-Regione ne disciplinassero l'attuazione, nel 2017 nell'aggiornare i LEA, che sono i Livelli Essenziali di Assistenza, la linea di demarcazione tra ciò che è opinabile e ciò che deve essere garantito al cittadino, ciò che è immediatamente esigibile, vi ha inserito le Cure Palliative.  Con diversi articoli, dove lo Stato garantisce le Cure Palliative nei diversi luoghi dove si erogano, l'ambulatorio, il domicilio, l'Hospice e, con l'articolo 38, l'ospedale. Dove si afferma che il Servizio Sanitario Nazionale, garantisce le prestazioni assistenziali in regime di ricovero ordinario, inclusa la terapia del dolore e le cure palliative.

Ma non è finita qui, la Regione Sardegna, il 15 gennaio del 2019, pubblica la delibera 3/19 che ha per oggetto ‘Linee di indirizzo per il rafforzamento della Rete di Cure Palliative nella Regione Sardegna’. Dove rafforzamento potrebbe sembrare un eufemismo, perché nel 2019 di rete non ce n'era. E la declina nel dettaglio, in particolare al domicilio e in Hospice. In questi tre anni rete non se n'è vista. Ora, sempre lo Stato, in questi giorni, con il DM71 per l'attuazione del PNNR, torna sulle Cure Palliative:

 ‘La rete delle cure palliative è costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, domiciliare e in hospice. I servizi della rete garantiscono cure e assistenza a favore di persone affette da patologie ad andamento cronico, evolutivo e a prognosi infausta per le quali non esistono terapie o se esistono sono inadeguate o inefficaci ai fini della stabilizzazione della malattia o di un prolungamento significativo della vita. Ne stabilisce gli Standard:
- 1 Unità di Cure Palliative Domiciliari (UCP – DOM) ogni 100.000 abitanti;
- 1 Hospice con almeno 8-10 posti letto ogni 100.000 abitanti’.

Speriamo che questa sia la volta buona, che la Regione Sardegna non si lasci sfuggire anche questa occasione, che il grido di dolore di questa signora, di tutte le persone che vivono la malattia nelle sue fasi più difficili, ancora oggi non sia vano.

Per raggiungere questo obiettivo, cioè la piena realizzazione della Rete delle Cure Palliative, il Consiglio Direttivo Sardo della SICP, la Società Italiana Cure Palliative, società scientifica che ha la missione di diffondere i principi delle cure palliative in Italia, è pronta a mettere tutto il suo impegno dando la piena disponibilità a collaborare con le istituzioni, Regione, Università, Aziende Sanitarie, e chiunque voglia impegnarsi in questo senso, perché le Reti delle Cure Palliative siano portate a compimento.

Un cordiale saluto”.

Giuseppe Obinu – Coordinatore Regionale SICP

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