“Cara Unione,

scrivo per portare all’attenzione due situazioni, circa un ritardo nell’erogazione della pensione maturata, che non credo siano degne di un paese civile.

La prima di riferisce ad una donna, residente a Decimomannu, che ormai quasi due anni fa ha maturato il diritto alla pensione in seguito ai contributi versati. La pratica risulta però ferma nei competenti uffici INPS, e il perché non è dato di saperlo. Sono stati eseguiti vari solleciti, ma la risposta è sempre uguale: "ll pratica è in lavorazione. Non si preoccupi. Avrà gli arretrati".

La fortuna vuole che la parte interessata abbia mezzi con cui sostentarsi, ma se così non fosse, come avrebbe potuto assolvere ai bisogni essenziali senza nessun introito?

Il secondo caso pare anche peggiore. È quello di una donna di 66 anni, che nel marzo scorso ha perso il marito dopo una breve malattia. La signora era ed è una casalinga, quindi priva di introiti, ed ha diritto quindi alla pensione di reversibilità del coniuge defunto. Ciò nonostante, anche in questo caso, la risposta è quella del caso precedente, con la differenza che quest'ultima non ha ad oggi, e da marzo, nessun reddito, e va avanti da allora solo grazie all'aiuto dei suoi congiunti. 

Credo sia assurdo che l'ente preposto ignori così le legittime istanze delle parti in causa. E trovo altrettanto assurdo che, quando sia il cittadino a sbagliare nei confronti dello Stato, questi non perda tempo a sanzionare mentre, nel caso opposto, oltre agli arretrati, l'ente non sia obbligato a corrispondere gli interessi per gli anni (perché si parla di anni) di ritardo.

Grazie dell’attenzione”. 

P. S.

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