D opo che Emmanuel Macron ha detto “ma” e Olaf Scholz ha detto “se”, Mario Draghi si è imbucato alla Casa Bianca e a Biden ha detto “se e ma”. In sintesi: siamo d’accordo con te, Putin è un mascalzone, l’Ucraina va aiutata a difendersi, diamo a Davide, oltre alle fionde, qualche missile per abbattere Golia; ma l’obiettivo da perseguire è un negoziato che ponga fine alla guerra. Le sanzioni alla Russia sono una giusta punizione, però l’Europa non può andare in recessione e mendicare gas, petrolio e grano in giro per il mondo: senza voler pensare male della carità pelosa americana, troppo cara e insufficiente. La decrescita felice è un piacere perverso, un masochismo che non attrae gli europei; non vogliono più saperne nemmeno i grilli italiani. Dopo la lunga notte del covid, caro Joe, vogliamo intravedere un orizzonte, non un precipizio. Basta, quindi, con gli atteggiamenti da pistolero. Finalmente i tre cavalli di punta dell’Unione europea hanno emesso un unico nitrito. Una dichiarazione di buona volontà che potrebbe indurre Putin a trattare consentendogli di salvare almeno la faccia se non l’onore; e, forse, la sua poltrona al Cremlino. La sua guerra lampo in Ucraina si è impantanata. Diamogli un appiglio per fare marcia indietro. Gli serve una giustificazione per il suo coitus interruptus.

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