V a bene che sono tempi angosciosi e uno non sta lì a fissarsi sui dettagli, mentre l’abisso si avvicina e parti rilevanti di umanità ci sono già finite dentro. Però, accidenti, lo vogliamo dire che quella nella situation room mentre decolla l’attacco all’Iran sembra una banda di picchiatelli? C’è il generale che fa le corna sulla tastiera del computer come una specie di dottor Stranamore di Arcella, e il gesto valorizza l'anellone che porta alla mano sinistra, un paio di etti di kitsch e oro che anche un collaboratore di Cutolo avrebbe trovato un po’ sopra le righe. Poi c’è la signora in giallo, certo, ma soprattutto c’è il vecchio matto col fondotinta arancio e il cappelluccio rosso (che peraltro gli sta veramente male, bisognerà che qualcuno gli faccia presente con tatto che sembra l’ospite di una residenza agghindato da un operatore sanitario esasperato: “Che vuoi? Il cappelluccio rosso? E mettitelo, benedetto uomo, basta che ora mi lasci cambiare la flebo a quello della stanza accanto”). In Italia, avendo esperienza di stivaloni e di fez, sappiamo che il potere quando è ipertrofico tende spesso a rendersi ridicolo. L’allarme rosso scatta quando chi sta fuori dalla situation room comincia a non farci caso. E se un bambino grida che il re è nudo gli arriva uno scappellotto con annesso rimbrotto: “E zitto, comunista!”.

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