D ue cose ti fanno capire davvero che il tempo galoppa. I figli dei conoscenti, che ricordavi buffi e piccolini (quando sarà che li ho visti? Dev’essere un annetto fa, più o meno, al matrimonio di coso) e te li ritrovi fuoricorso a Ingegneria. E poi le elezioni americane. Sembra la settimana scorsa che Trump ha sgomberato la Casa Bianca, bestemmiando a destra e a manca, e fra tredici mesi già si rivota. Diciamocelo: sarà un anno schifoso. Ogni nuovo sondaggio potrà strappare un guaito di terrore, ogni volta che Trump prenderà la parola potrà dire qualcosa di ancora più eversivo e brutale del solito (Reagan pareva un cowboy, a ripensarci oggi sembra De Gasperi) e quando aprirà bocca quel rimbidenito di Biden ci sarà il panico che ne spari una così assurda da giocarsi ogni chance. Con i precedenti dell’imprevista sconfitta di Hillary Clinton e dell’assalto al Congresso, sarà un anno di giorno in giorno più allarmante. E poi gli ultimi comizi, le urne, la grafica degli exit poll a tutto schermo, gli Stati rossi e quelli blu, lo stomaco stretto, Mentana che parla del Montana ma l’Ohio che fa? E la Georgia veramente va così? Chissà, tanto i risultati veri arrivano solo l’indomani. Se va bene. Il punto non è tanto che Biden sia senescente o che Trump invecchiando anziché più saggio diventi sempre più bullo. No, siamo noi che non abbiamo più l’età per questa roba.

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