H anno epurato Gabriele d’Annunzio. La giunta comunale di sinistra di Reggio Emilia lo ha espunto dalla toponomastica cittadina. Al suo posto ora c’è Srecko Kosovel, giovane poeta sloveno. Le sue poesie non hanno versi memorabili; ma, essendo morto a solo 22 anni, ogni giudizio sulla sua arte poetica sarebbe spericolato. La motivazione con cui gli si intitola una strada gli attribuisce il merito di avere «resistito all’italianizzazione forzata». A lui si ispirò, prendendone il nome, una brigata partigiana slovena. Detto in chiaro: era un antitaliano. D’Annunzio, invece, era italianissimo. Forse troppo per gli eredi del signor Togliatti, che rivendicò con orgoglio la rinuncia alla cittadinanza italiana. «Come italiano – scrisse – mi sento un miserabile mandolinista e nulla più. Mentre, come cittadino sovietico, sento di valere dieci volte più del migliore italiano». Gli epuratori di D’Annunzio giustificano il loro provvedimento con queste accuse: «Fu precursore del fascismo e ispiratore di Benito Mussolini, che accettò l’ideologia di Hitler e si aggiunse alle sanguinose missioni della seconda guerra mondiale». Applicando alla politica il criterio della proprietà transitiva potremmo concludere che Elly Schlein discende dai magnanimi lombi comunisti di Stalin. Ignoranza crassa o, semplicemente, una bischerata?

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