T rump può anche non piacere, per carità, ma va riconosciuto che è sempre un passo avanti rispetto a tutti gli altri. Per esempio ieri, mentre l’Europa osservava perplessa il lancio di pomodori sul rieletto Macron, il Washington Post ha rivelato una testimonianza del 2021 in cui il tycoon già avvertiva che un leader deve stare attento ai lanci di pomodori perché sono molto pericolosi, e quanto agli ananas sono potenzialmente letali (sic).

Certo, sghignazzeranno i soliti radical chic, e non vorremo certo sottovalutare i danni che può fare una raffica di susine, o il malore che ti coglie se ti tirano un’anguria (la famosa sindriome). Ma c’è poco da fare i simpatici: da anni i politologi ripetono che Trumpone sarà anche rozzo ma sa intercettare il sentimento popolare molto più dei suoi avversari. E quindi se un presidente che ha appoggiato apertamente e orgogliosamente la lobby delle armi da fuoco denuncia i pericoli del libero porto di kiwi, le insidie criminali del mandarino, vorrà dire che ciascuno di noi, o almeno la nostra parte meno altezzosa e più genuina, fa automaticamente l’equazione fra vitamina C e pericoli per la pace, fra la macedonia e la violenza. E infatti a quanti di noi, quando Conte si impochetta a parlare di armi e di spesa militare, viene da esclamare che siamo alla frutta?

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