P er stemperare l’ansia dell’attesa ho interpellato due negromanti. Il primo mi ha dato una risposta inequivocabile: il Presidente sarà eletto alla prima votazione. Vincerà uno scattista come Cossiga o Ciampi, non un maratoneta come Leone o Pertini. «Sarà all’altezza del Colle», ha poi sussurrato sibillinamente. Il Colle, come tutti i romani sanno, misura soltanto 50,9 metri e non è il più alto della città. La frase ha quindi un significato vago: dire senza dire tutto, lasciare intendere, adombrare ma non illuminare è l’arte di chi finge di avere capito e di sapere ciò che accadrà. E che regolarmente non accade. Il secondo negromante la pensa diversamente: «Sarà un’elezione tormentata e lunga. Fallite le scelte nobili tra i delfini, ci si accontenterà di mettere le mani nel pescato di paranza». Due previsioni opposte, simili a quelle dei cento improvvisati aruspici che a gettone, in questi giorni di lunga vigilia, fanno i profeti sui giornali e in tv. Sono impudenti quanto i miei negromanti. Dal parlamento più scalcinato che la Repubblica abbia mai avuto, mosso da umori imprevedibili, potrà sortire tanto una scartina quanto, miracolosamente, un asso di cuori o di denari. (Nota per le anime pure del politicamente corretto: negromante non ha niente in comune con negro. Cercare sulla Treccani.)

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