S aman Abbas aveva 18 anni, viveva in provincia di Reggio Emilia e voleva essere una ragazza italiana, di quelle che amano chi vogliono. Sparì nel 2021, la notte fra il 30 aprile e il primo maggio. È la notte di Valpurga, quella dei sabba e delle streghe che danzano col diavolo. Secondo gli investigatori, e secondo ogni evidenza, furono i suoi familiari a ucciderla e a farla sparire, perché con la sua libertà disonorava la loro cupa visione dell’amor di Dio.

Da allora la nostra giustizia e le nostre forze dell’ordine la cercano e adesso un po’ sperano e un po’ temono di averla trovata. Ieri dai ruderi di un casolare è stato esumato un corpo. O meglio: dei resti. Servirà un test del Dna, ha detto il procuratore, e verrà fatto in questi giorni. Quell’esame potrebbe chiudere il cerchio dopo mesi e mesi di ricerche, analisi dei filmati, interrogatori, indagini su scala internazionale. Mesi di impegno senza risparmio per ritrovare una ragazza o almeno per renderle giustizia. Noi spesso abbiamo un’idea nobile dell’italianità, piena di umanità e di valori liberali, anche se la dispensiamo col contagocce ai figli di stranieri che pure vivono e vanno a scuola qui in casa nostra. Saman, con quella sua favola nera che ha saputo chiamare la Repubblica a fare la sua parte, ci ha reso più italiani. Se davvero quel povero corpo è il suo, forse merita funerali di Stato.

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