S i inizia per voglia di arricchirsi, poi diventa una spirale in cui si tenta di recuperare quanto si è perso, e così il buco diventa una voragine che tutto inghiotte: soldi, famiglie, speranze. L’azzardo è una patologia mentale. Nel senso del gioco, solo quello, visto che negli Usa Donald Trump si ricandida. E rischia pure di vincere, contrariamente a noi. Più che azzardo, è una pazza musica.

Si chiamano ludopatici, i malati di gioco: sul campo di battaglia giacciono ottantamila sardi che non hanno visto arrivare il nemico. Anzi sì, perché è uscito dalle loro tasche, ma non l’hanno riconosciuto perché aveva il sigillo dello Stato. Nell’Isola giocano soprattutto le donne (nove su dieci scommettitori), di più le pensionate, che sperano di raddrizzare la vecchiaia. Storcendola invece come fa un’ernia con la schiena.

È una “rogna” che lo Stato non gratta. Però vince: due miliardi di euro l’anno dei sardi, in particolare dalle province di Sassari e Nuoro, ardono al fuoco di giochi legali, ma di dubbia legittimità morale per chi incassa. A suo modo, è una manovra finanziaria permanente. All’Isola, lo Stato ricambia l’omaggio con scarsi servizi sanitari per curare le ludopatie. Solo nella Sanità pubblica di Cagliari, trecento persone sono in cura soprattutto per le scommesse legali in cui vince sempre il banco, cioè lo Stato. Che però non avrà ripensamenti. Scommettiamo?

© Riproduzione riservata