V edere Trump assediato dal malcontento dei Maga più radicali, delusi perché dopo tante promesse non rende pubblico il fantomatico elenco di amici-complici del pedomiliardario Epstein, fa l’effetto di un allevatore di piranha che inciampa e cade nella vasca.

Poi, meglio dircelo subito ed evitare illusioni, non saranno loro a divorarlo: Donaldaccio è un boccone troppo grande, grosso e coriaceo per degli svitati complottisti. Però di certo gli stanno infliggendo almeno una morsicatina su quel fondoschiena che Egli qualche settimana fa offriva minacciosamente al bacio dei partner daziabili.

Se costruisci il tuo potere scommettendo sul fatto che la maggioranza degli elettori antepone al principio di realtà il principio di piacere (il piacere di riconoscere a naso i cattivoni, il piacere di muoversi in un mondo semplicissimo, diviso in “noi” e “quelli”) poi quel piacere lo devi soddisfare. Altrimenti (e Musk sghignazza e affila le posate) prima o poi spunta un cannibale più cannibale di te che piazza il tuo nome sul menu.

La cosa bizzarra, ma forse poi neanche tanto, è che gli unici che riescano a porre efficacemente il tema della credibilità del presidente Usa, i soli in grado di mettere in difficoltà il bugiardo in capo con il loro ostinato fact-checking, siano dei pazzi scatenati.

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