S iccome l’onestà intellettuale, oltre che predicarla, ogni tanto è simpatico anche praticarla, va riconosciuto che sull’aggressione russa all’Ucraina la maggioranza di governo tiene il punto e resta dalla parte giusta, cioè quella dell’aggredito. Sì, certe uscite della Lega sembrano scritte in cirillico, però FdI e PierForza Italia continuano a distinguere il lupo dall’agnello.

Quindi ieri faceva piacere ma non stupiva leggere che Giuli, il ministro della Cultura, sostiene «la scelta libera e insindacabile assunta dalla Direzione della Reggia di Caserta», perché «pur nel rispetto dovuto alla eccezionale qualità artistica dell’evento, l’annullamento del concerto diretto dal maestro Gergiev, anche alla luce di una sopraggiunta strumentalizzazione ideologica di parte, obbedisce a una logica di buon senso e di tensione morale volta alla protezione dei valori del mondo libero». E visto che stavolta Giuli ha detto roba condivisibile e perfino comprensibile, aggiungiamo solo una cosetta. La cultura russa è un dono inestimabile per l’umanità: per onorarla, mentre l’ultraputiniano Gergiev disfa i bagagli, oggi si può leggere una pagina di Tolstoj, di Gogol o di Politkovskaja (quanto al rapporto fra bacchette e dittatori, su YouTube c’è il video dell’esule Toscanini che a New York, per inneggiare alla liberazione della Patria dal fascismo, dirige l’Internazionale).

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