D io me l’ha data, guai a chi la tocca, disse Napoleone ponendosi sul capo la corona ferrea. Il cardinale Caprara Montecuccoli, che delegato dal papa Pio VII avrebbe dovuto incoronarlo re d’Italia, restò impietrito. Con quel gesto e quella frase l’Imperatore volle affermare che il suo potere non derivava dalla Chiesa ma direttamente da Dio. Era il 26 maggio del 1805, teatro dell’oltraggio il Duomo di Milano. Da quel momento i rapporti tra Francia e Vaticano divennero tesi e a corrente alternata. Non deve perciò meravigliare l’atteggiamento poco reverente di Macron nei confronti di papa Francesco prima durante e dopo il loro incontro a Marsiglia. Mentre il Presidente sostiene che bisogna arginare l’emigrazione Bergoglio controbatte che non c’è un allarme migranti, che non c’è alcuna invasione. E propone porte aperte per tutti. Il suo discorso è pastorale, carico di umanità e dolore. Ammirevole se lo si considera in astratto. Ma in concreto? L’Europa non può assorbire i 400 milioni di persone che, se non ostacolate, ne varcherebbero i confini. Tante quanti sono gli abitanti del Vecchio continente. La legge dell’incompenetrabilità dei corpi può essere infranta soltanto da un miracolo. Ma Bergoglio santo non è ancora. Anche se un piccolo prodigio lo ha compiuto. Dopo il suo intervento Meloni e Macron si sono rappaciati.

© Riproduzione riservata