L ’Ue vede e provvede per tutti noi. Gestisce, con interventi non sempre appropriati, non solo i settori nevralgici dell’economia: dalle banche alle borse, dal commercio all’agricoltura, dall’industria ai trasporti; s’ingerisce anche nel nostro privato raccomandandoci comportamenti e linguaggio secondo canoni prestabiliti da una minoranza progressista. L’ultima tutela per noi sprovveduti, incapaci di badare al nostro equilibrio psichico, viene dal Digital services act, (Normativa sui servizi digitali) entrata in vigore nove giorni fa. Il suo scopo è garantire agli utenti del web ambienti online più sicuri: saranno perciò purgati sulle piattaforme e sui motori di ricerca i contenuti ritenuti illegali. Il fine ultimo è scongiurare i pericoli di destabilizzazione delle democrazie, censurare narrazioni false e dannose, eludere la disinformazione fuorviante: per esempio sulla guerra russo-ucraina e sui diritti della comunità Lgbtq+. Senza dimenticare l’impatto sulle elezioni. A questo proposito l’eurointegralista commissario Breton ammette e confessa: la Ue, attraverso la censura in rete, controllerà le elezioni europee. Il sinedrio giudicante ha la facoltà di punire i trasgressori infliggendo pesanti sanzioni. Essere liberale in questa Europa che si definisce liberale è sempre più difficile. Talvolta persino rischioso.

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